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Charlotte Gainsbourg, un film su mamma Birkin? Una scusa per riavvicinarmi a lei

Un diario intimo, un 'tête-à-tête con mia madre' Jane Birkin, per raccontarla e "riavvicinarmi a lei", ma anche un dialogo fra donne e fra generazioni, che diventa quasi una storia universale che tocca lo spettatore nel profondo. "Abbiamo un rapporto molto affettuoso ma pudico, particolare, e volevo filmare questo, e volevo testimoniare un amore incondizionato. Ma se il punto di partenza è stato estremamente personale, un po' 'egoistico', realizzo che oggi molte persone mi dicono che ne sono toccate profondamente". Racconta così il suo 'JANE BY CHARLOTTE', l'attrice francese Charlotte Gainsbourg, figlia di Jane Birkin e del cantautore, regista e paroliere Serge Gainsbourg. E' il, suo primo film da regista e l'ha presentato al Torino Film Festival, fuori concorso in anteprima nazionale, dopo la premiere a Cannes 2021 e sarà nelle sale nel 2022 con Wanted Cinema. A raccontare la nascita e l'evoluzione del suo film, "che si è definito anche in fase di montaggio", è la stessa regista, in collegamento con il Tff. "E' cominciato in modo molto vago - ricorda -, non sapevo cosa volevo fare, ma volevo avvicinarmi a lei". Così, circa 6 o 7 anni fa, ha deciso di seguire la tournée della madre iniziando dal Giappone, "un luogo di cui siamo innamorate". "Ma ad un certo punto ci siamo fermate, lei non voleva più andare avanti", racconta, spiegando così il motivo di quello stop che sembrava essere definitivo: "le ho fatto un'intervista - spiega - e siccome era la prima volta che intervistavo mia madre mi sono detta che doveva essere la più diretta e sincera possibile. E lei è rimasta davvero scioccata, molto colpita dalla mia prima domanda, che era perché non mi avesse trattato come le mie sorelle. Ha creduto che fosse un regolamento di conti, che rimettessi in questione la sua posizione di madre, cosa che non era per nulla la mia intenzione. Quindi si è voluta fermare. Ma due anni più tardi è venuta a New York, le ho fatto vedere le immagini e l'intervista e mi ha detto 'non so perché fossi rimasta cosi scioccata, se vuoi ricominciamo'". Le riprese sono dunque ricominciate, scegliendo luoghi simbolici. "Inizialmente - racconta - volevo fare un ritratto di mia madre in Giappone e uno più parigino e in Bretagna, legati alle mie sorelle, e uno a New York, più legato a me. Ma col Covid era impossibile, quindi ho ristretto i luoghi e alla fine ho capito che quello che facevo era un tête-à-tête con mia madre, non un ritratto di famiglia, e ho cercato di metterla in situazioni e luoghi che riflettessero le domande che volevo farle". Un film che si è costruito cammin facendo, dunque. "Mentirei se dicessi che tutto era previsto - rivela -, tante cose sono accidentali, è una specie di ricerca che ho fatto e ho trovato il film anche in fase di montaggio. Una cosa che ho imparato, anche da mio padre, è che le cose capitano per caso, ed è da queste che esce la verità. E' un modo di lavoro che adoro".
   

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