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Valentino, a Pechino i codici della maison capitolo II

Pierpaolo Piccioli, direttore creativo della Valentino, porta a Pechino il secondo capitolo della rilettura dei codici della maison, con la mostra intitolata "Valentino Re-signify, Part II, Beijing", a cura di Mariuccia Casadio e Jacopo Bedussi e realizzata negli spazi del T-10 di SKP South di Pechino. La mostra in programma dal 17 ottobre al 7 novembre si presenta come una lettura "liquida" degli elementi nello spazio espositivo. Quattro i temi: la Couture, l'Atelier, Stud e VLogo Signature.
L'interpretazione della mostra immaginata da Piccioli pone i capi sul piano espositivo "come sassi gettati in uno stagno". Nelle ipotetiche onde concentriche che si sviluppano partendo da questi impatti, si creano tensioni tra il processo creativo di Piccioli e le opere di artisti che tramite percorsi e linguaggi molteplici e tra loro incoerenti perché poeticamente personali, si sono trovati a interrogarsi sugli stessi temi, che nelle opere scelte sono stati indagati. La luce, le ombre, il buio e il modo in cui la luce interagisce con i materiali e con le superfici, i fenomeni di riflesso e di rifrazione. Il corpo umano e il corpo statuario dalla rappresentazione classica fino a quella digitale e algoritmica. Ogni corpo presente è il risultato della mediazione tra idea e abilità artigianale, tecnica o tecnologica. Corpo tridimensionale o fotografato, ricostruito e documentato. La natura è presente nelle riprese filmiche e analogiche trasmesse su schermi catodici o al contrario ultra-raffinata in modellazione 3d oppure ancora in una pura astrazione che diventa accumulazione globiforme. Tema intersezionale nel rapporto tra opere e abiti è anche quello della città, presente in concentrazione variabile ma luogo d'elezione e archetipico per lo sviluppo dell'attività e della creatività umane, città che è poesia umana e vita nel suo tenere insieme ordine e caos, tradizioni e rivoluzioni, piano promiscuo in cui le comunità si nutrono di segni ridefinendosi continuamente, alimentandosi delle proprie suggestioni, producendo codici nuovi, decostruendo e ri- assemblando l'esistente. Città che è anche quinta viva e presente oltre la vetrata di SKP South, in un brulicare che si fa parte dell'intera esperienza.
Gli abiti scelti da Pierpaolo Piccioli, provengono dall'archivio della maison, dall'Haute Couture recente e contemporanea ,incluse le collezioni Valentino Of Grace and Light e Valentino Code Temporal, e quella dalla sfilata pret-à-porter Valentino Act Collection. Sono esposti su manichini Bonaveri. Nel percorso espositivo, "Cao Fei - Haute Couture Valentino Des Ateliers". In questi lavori Cao Fei s'interroga attraverso tableau vivant e documentari sulla cultura pop e hollywoodiana, su due temi fondamentali nello sviluppo di questa esperienza: il ruolo dell'abito e la metropoli. In Cosplayers, del 2004, l'artista introduce in un mondo tanto reale quanto silenzioso e immobile, personaggi in abiti che stanno tra l'abbigliamento e il travestimento. L'abito che qui è inteso nella sua forma più immaginifica è tolto dal mondo narrativo di riferimento e popola una quotidianità domestica e banale, producendo una dissonanza affascinante. Haze and Fog, del 2013, usando gli stilemi del cinema horror, racconta una città magica in cui non esiste più la contrapposizione narrativa tra buoni e cattivi, ma una sorta di pacifica quanto assurda convivenza tra umani e zombie. Xu Zhen, nelle vesti di Xu Zhen divertita provocazione linguistica in cui l'artista si trasforma in branding, capovolge la statuaria classica. In due opere della serie Eternity unisce ricomponendoli in un unico intero bizzarro e sghembo gli esempi delle tradizioni occidentale e asiatica. Corpi che diventano un unico corpo illogico e fuori misura, surreale, fuori misura come l'ipotetico corpo che veste il monumentale abito bianco alto 6 metri della collezione Haute Couture 'Valentino Of Grace and Light'. (ANSA).

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