Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Sport e linguaggio, le espressioni per guardare Tokyo 2020 con occhi diversi

Il legame tra sport e linguaggio è molto più forte di quel che si potrebbe pensare. Nella vita di tutti i giorni sono molte le espressioni nate sui campi di gioco che con il tempo sono diventate parte integrante del linguaggio quotidiano. In tal senso, gli Europei di calcio appena conclusi hanno fornito due nuovi esempi: da un lato, la Treccani ha da qualche giorno inserito il “Tiraggiro” di Lorenzo Insigne tra i neologismi italiani definendolo come “Il tiro, fatto colpendo il pallone in modo da imprimergli un forte effetto a rientrare”. In Germania, invece, è stato il difensore Giorgio Chiellini ad ispirare il “Chiellinigketi”, parola nata per indicare un atteggiamento capace di “Guardare alle cose in modo più leggero. Essere allegri senza perdere la serietà, svolgere il proprio lavoro nel miglior modo possibile e divertirsi il più possibile mentre lo si fa". Non solo neologismi, a volte nello sport il code-switching, ovvero l’abilità di passare rapidamente da una lingua all’altra, può avere un ruolo strategico fondamentale. Gli esperti di lingue di Babbel hanno approfondito l'importanza del linguaggio sportivo nella vita quotidiana e raccolto alcune delle situazioni in cui essere multilingue può fare la differenza.
Le espressioni per guardare Tokyo 2020 con occhi diversi
Molte delle discipline olimpiche ammirate in questi giorni sono entrate nel linguaggio di tutti i giorni con espressioni di cui non tutti riconoscono l’origine sportiva:
? Partire in quarta dare il via a un progetto con veemenza ed entusiasmo. La quarta marcia non ha nulla a che vedere con le marce automobilistiche, come tanti credono; si tratta invece di una posizione della scherma molto offensiva, con la quale si può sferrare un attacco veloce e spesso decisivo.
? Hit below the belt, letteralmente “colpire qualcuno sotto la cintura”, utilizzato per parlare di un commento o un’azione che mira a ferire qualcuno. L'espressione deriva dal pugilato, sport nel quale non è permesso colpire un avversario sotto la cintura.
? Gettare la spugna (o throw in the towel - in inglese): il gesto di un pugile che getta in terra l’asciugamano o, come si usava una volta, la spugna, equivale a una dichiarazione di resa. L’espressione si è poi allargata oltre le corde del ring a indicare l’atto di arrendersi e ritirarsi da una qualsiasi impresa.
? Mettere alle corde: altra espressione dal mondo del pugilato, usata per indicare una posizione che non lascia vie d’uscita, come un pugile costretto dall’avversario nell’angolo del ring senza poter fuggire perché impedito dalle corde.
? The ball is in your court, in italiano “la palla è nel tuo campo”, è un’espressione molto usata che nasce dal tennis. Significa che è il turno di qualcuno di agire e fare la prossima mossa.
? Front runner, è l'atleta che è in testa durante una gara di atletica ed è quindi il favorito per la vittoria. Nell’uso quotidiano, un front runner è quindi la persona che ha più probabilità di ottenere o vincere qualcosa, per esempio il candidato favorito per un posto di lavoro.
? Raise the bar, traducibile in italiano in “alzare l’asticella”, deriva dalle competizioni di salto in alto e significa alzare gli standard e le aspettative.
Lo sport preferito dagli italiani: Non sorprende che sia il calcio, grazie anche alla sua eccezionale popolarità in Italia, lo sport ad aver coniato più modi di dire poi entrati nell’uso comune nella lingua italiana. Per citarne alcuni:
? Fare un autogol: espressione che indica un danno che ci si procura da soli involontariamente, come l’autogol di Kjaer che ha contribuito alla sconfitta della Danimarca nella semifinale degli Europei 2020.
? Prendere in contropiede: nel linguaggio comune significa prendere qualcuno alla sprovvista. Nel calcio infatti il contropiede è un contrattacco rapido e improvviso che avviene quando la squadra avversaria è eccessivamente sbilanciata in attacco.
? Zona Cesarini: locuzione usata nel gergo calcistico per indicare gli ultimi minuti della partita. Prende il nome dall’attaccante degli anni 30 Renato Cesarini, il quale spesso segnava nei minuti finali. L’espressione viene anche usata nel linguaggio comune per indicare, appunto, “sul filo di lana”, ovvero un avvenimento accaduto vicino alla scadenza del tempo massimo.
? Salvarsi in corner: espressione calcistica utilizzata per indicare la soluzione all’ultimo momento di una situazione difficile, significato valido anche in situazioni critiche nella vita di tutti i giorni.

Quando il code-switching ha portato l’Italia a vincere la Coppa del Mondo
Conversazioni e dialoghi che compagni e avversari si scambiano durante la gara posso spesso avere un esito fondamentale sulle competizioni:
? Provocare gli avversari: Danilo Gallinari, attualmente impegnato con la nazionale di basket a Tokyo, ha spesso raccontato di come appena arrivato in NBA la leggenda di Los Angeles Kobe Bryant fosse solito fargli trash talking (ovvero provocare) in italiano, lingua che Kobe aveva imparato quando da piccolo viveva in Italia. Una manifestazione di superiorità linguistica che supportava quella cestistica, per far sentire ancor più piccolo l’avversario. Impossibile poi non ricordare la notte di Berlino, il 9 luglio 2006: l’Italia è campione del mondo per la quarta volta. Una gioia arrivata anche in virtù del poliglottismo di Zidane. Dopo gli anni giocati alla Juve il francese infatti non aveva problemi con l’italiano; questo lo portò, suo malgrado, a capire perfettamente la provocazione di Materazzi, lasciando la Francia senza capitano e la Coppa agli azzurri.
? Comunicare una strategia: Bryant però faceva del code-switching una risorsa a tutto tondo: durante la cavalcata agli ultimi due titoli della sua carriera si rivolgeva spesso in spagnolo ad un giovane Pau Gasol, oggi impegnato nella sua quinta Olimpiade all’età di 41 anni. Quei rapidi messaggi in campo, così come i confronti nei time out erano l’ennesima dimostrazione di leadership del 24 gialloviola. In ambito motoristico invece, i tifosi della rossa ricorderanno sicuramente gli anni in cui lo spagnolo Alonso, attualmente pilota della Alpine, parlava in italiano durante i team radio, così da non far capire alle altre squadre le strategie del proprio muretto. Un’idea simile a quella del quarterback NFL Payton Manning, che ricorreva al Gaelico, antica forma di irlandese, per guidare l’attacco dei suoi senza dare riferimenti agli avversari.

Caricamento commenti

Commenta la notizia