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Docu da Oscar, tra temi sociali e un polipo 'mamma'

Una rete di crimini, morti e corruzione che ha scosso la Romania (Collective); le diseguaglianze sociali e razziali nella società Usa (Time); la lotta negli anni '70 dei disabili per far rispettare i propri diritti (Crip camp); un investigatore ottantenne che in Cile 'indaga' sulla condizione degli anziani in una casa di riposo (The mole agent), e il legame di conoscenza e rispetto reciproco che si crea tra un uomo e un polipo 'mamma' (Il mio amico in fondo al mare). Sono i temi dei cinque titoli in gara per l'Oscar al miglior documentario, in una gara molto serrata, che ha lasciato fuori dalla shortlist altri titoli di primo piano come Notturno di Gianfranco Rosi, MLK/Fbi di Sam Pollard e Dick Johnson is dead di Kristen Johnson.
L'ampia collezione di riconoscimenti vinti finora, dal U.S. Documentary Directing Award del Sundance al Gotham Award, offre buone chance a TIME di Garrett Bradley , che in caso di vittoria sarebbe la prima cineasta afroamericana a conquistare l'Oscar in questa categoria. Il film non fiction (Amazon Original) segue la storia intessuta in bianco e nero, di riscatto, coraggio e battaglia quotidiana di Sibil Fox Richardson, anche conosciuta come Fox Rich, classe 1971, imprenditrice nera, madre di sei figli, che ha lottato 21 anni per far uscire di prigione il marito Robert, condannato per rapina nel 1999 a 60 anni, senza possibilità di libertà vigilata, condizionale o sospensione della pena.
Ha dalla sua un placet di rango, quello di Barack e Michelle Obama come produttori esecutivi, CRIP CAMP: DISABILITA' RIVOLUZIONARIE di Jim LeBrecht e Nicole Newnham. Il documentario (disponibile su Netflix) ritorna a inizio anni '70 per raccontare come un campeggio estivo per ragazzi con disabilità fisiche e mentali, Camp Jened nello Stato di New York, sia stato il luogo di 'fondazione' di un gruppo unito, libero e motivato di giovanissimi diventato una parte importante, a cominciare dalla leader Judith Heumann (diventata un'icona internazionale per il suo impegno in questa battaglia), nelle proteste in strada e le azioni anche di occupazione per i diritti dei disabili. Un capitolo di lotta che LeBrecht, come 'ragazzo' di Camp Jened ha vissuto in prima persona.
E' doppia la corsa all'Oscar di COLLECTIVE (entrato anche nella shortlist del miglior film internazionale) di Alexander Nanau, già vincitore, fra gli altri dell'Efa come miglior documentario. Al centro del film (disponibile sulla piattaforma Iwonderfull), che ha il ritmo di un thriller, i fatti avvenuti nell'ottobre 2015, quando un grave incendio scoppiato al Club Colectiv di Bucarest (che non era a norma), durante un concerto, causa 27 morti e 180 feriti, ma di questi altri 33 ne moriranno nei giorni, e a volte nelle settimane successive negli ospedali. Una tragedia nazionale dovuta a una rete di corruzione, incompetenze e silenzi nella società e nella politica romena che viene scoperta da un team di giornalisti investigativi.
La cilena Maite Alberdi in THE MOLE AGENT unisce una rigorosa osservazione delle routine quotidiane degli anziani a toni da detective story e commedia nel raccontare l'indagine goffa ma sensibile e rivelatrice compiuta in una casa di riposo, quattro anni fa, dall'allora 83enne Sergio Chamy (che sarà alla serata degli Oscars), pensionato 'reclutato' dall'investigatore Romulo Aitken. Una storia (girata prima del coronavirus) quantomai attuale nei mesi dell'isolamento da covid, per il modo nel quale racconta vite di persone costrette a relazionarsi con la solitudine e il distacco.
Reduce dalla vittoria del Bafta, la sorpresa potrebbe arrivare da IL MIO AMICO IN FONDO AL MARE (My Octopus Teacher) di Pippa Ehrlich e James Reed (Netflix). Un film non fiction dalla fotografia spettacolare per le riprese subacquee nell'Atlantico al largo di Cape Town in Sudafrica. Il tema dell'importanza della salvaguardia dell'ecosistema marino si mescola al racconto intimo del legame, prima di conoscenza, poi di quella che sembra una vera amicizia, durato anni (oltre 3000 le ore di girato) fra Craig Foster (produttore del film), documentarista abituato ad immergersi senza strumenti da sub in acque piene di predatori, e un polpo, che si rivelerà anche una madre capace di straordinari atti intelligenza animale, coraggio e sacrificio. Un esempio che ha aiutato il documentarista ad uscire da un momento di profonda crisi. "Faccio tesoro di ogni momento passato con lei - ha spiegato Foster a Nature in Focus -. Mi ha dato accesso è un privilegio unico nella vita, uno sguardo nella cuore della natura selvaggia. Ha cambiato la mia vita".

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