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Torna La Schiappa e il disastro è on the road

(di Elisabetta Stefanelli) - Non è più il Greg di una volta...   perché l'attore Zachary Gordon, oramai diciannovenne, ha costretto la produzione ad una sostituzione forzata del protagonista per il quarto film della fortunatissima serie del Diario di una schiappa. In questo caso intitolato Portatemi a casa e nelle sale italiane dal 10 agosto per la 20th Century Fox. Ora a vestire i panni del protagonista, la 'schiappa forever' Greg appunto, è l'esordiente Jason Drucker, piccolo calzante magrolino e sconsolato quanto basta per portare con efficacia il peso di un personaggio che ha conquistato attraverso i libri che oramai viaggiano oltre i dieci, e i tre film precedenti il cuore di un pubblico giovane e giovanissimo. Diario di una schiappa 4.
    Portatemi a casa (presentato in anteprima al Giffoni Film Festival), è un vero e proprio on the road in cui il regista David Bowers - che ha firmato anche il due e il tre - Diario di una schiappa 2 - La legge dei più grandi e Diario di una schiappa 3 - Vita da cani - si è impegnato come se si trattasse di un classico del genere tra motel e inseguimenti mozzafiato.
    Se negli Stati Uniti il film ha racimolato grandissimi incassi, non è stato esente da molte critiche anche da parte dei fedelissimi che hanno tra l'altro contestato la scelta dell'attore per il fratello terribile, idiota da adolescenza senza scampo, quel Rodrick capace di ogni nefandezza, che è nella serie come nei film il vero oggetto dell'odio collettivo.
    Qui è interpretato da un insopportabile quanto basta Charlie Wright che pure è stato oggetto di forti polemiche sul web per aver preso il posto di Devon Bostick. In ogni caso il film puntava chiaramente nel quarto episodio ad andare oltre la saga dei romanzi del pre-adolescente alle prese con l'idiozia del mondo e soprattutto con la propria costante sfiga. Ispirato al nono romanzo o meglio al nono diario, il film è appunto un viaggio impossibile della famiglia Heffley al completo, stipati tutti insieme in macchina, per un viaggio lungo tutti gli Stati Uniti nell'impossibile impresa di tenere insieme una famiglia-modello di oggi, tanto piena di buoni propositi quanto scombinata totalmente da tensioni individuali insopprimibili. Meta, il compleanno della nonna dove arriveranno ovviamente in condizioni penose e dopo averne passate di tutti i colori senza risparmiare nessuna sfumatura possibile. Ecco la mamma Alice Silverston inguaribile romantica, che si illude di insegnare ai figli un po' di buone maniere, di contenerne i deliri digitali, di portarli sulla strada della memoria e del romanticismo; c'è il padre Tom Everett Scott, ovviamente interessato solo al lavoro. E poi i tre figli, ognuno preso dai propri interessi che solo momentaneamente trovano una loro solidarietà per raggiungere il comune scopo della menzogna.
    Delirio di demenzialità, in una sequela di situazioni sempre al limite dell'assurdo e fino al disgusto nella migliore tradizione delle commedie demenziali made in Usa, il film è anche un interessante caso di cinefila ossessione, perché inzeppato di citazioni, spesso anche molto colte, in un gioco di ricostruzione anche riuscito come nel caso della scena della doccia da Psyco di Alfred Hitchcock. 
   

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