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Brunello Cucinelli 'entra' in carcere, a Perugia nasce laboratorio

 Il 're' del cashmere Brunello Cucinelli porta la sua esperienza dentro il carcere di Perugia a favore dei detenuti, con un progetto che unisce lavoro e riabilitazione.
    L'iniziativa è frutto di un protocollo d'intesa sottoscritto oggi dal Capo del Dap, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, Santi Consolo, e Carolina Cucinelli della "Brunello Cucinelli s.p.a.", l'azienda di solide radici umbre che non ha mai rinunciato a una sua connotazione 'artigiana', ma ha ormai un mercato internazionale.
    L'accordo appena siglato prevede la creazione di un laboratorio di sartoria artigianale all'interno della casa circondariale di Perugia "Capanne" e il confezionamento di maglioni in dotazione al Corpo di Polizia Penitenziaria. Il complesso carcerario, che aprì le porte parzialmente del 2005 ed è entrato pienamente in funzione nel 2009, ha due reparti detentivi maschili, un reparto femminile costituito da un padiglione separato. C'è poi il reparto dei semiliberi, costituito da un corpo di fabbrica indipendente che insiste sulla superficie esterna al muro di cinta. In base ai dati presenti sul sito del ministero della Giustizia, i detenuti presenti sono al momento 337, rispetto a una capienza regolamentare di 364 posti; 220 gli agenti.
    All'interno già si fa formazione e recupero dei detenuti: corsi scolastici, laboratori, iniziative teatrali, sportive e anche lavorative grazie a una cooperativa agricola. Ora l'iniziativa con Cucinelli rappresenta un'opportunità in più. Il piano, che partirà a breve, prevede la progettazione del laboratorio, la definizione dei cicli e dei tempi di produzione e un percorso finalizzato a formare nel tempo un numero di persone qualificate per l'intera lavorazione.
    Il prestigioso marchio, eccellenza mondiale nella produzione della maglieria, mette a disposizione gratuitamente e ai soli fini sociali, oltre al proprio know how, personale specializzato per la realizzazione e la supervisione del design del prodotto realizzato dalle persone detenute. La finalità dell'accordo, sottolinea il Dap, è quello di aggiungere un ulteriore importante tassello per l'impiego lavorativo delle persone detenute, per l'accrescimento delle loro competenze ai fini del reinserimento sociale e per la prevenzione della recidiva.

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