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Una doppia verità, un omicidio e un processo dove tutti mentono. CLIP esclusiva

(di Francesco Gallo) Il termine tecnico è Ambush thriller, ovvero un legal thriller con agguato. È quello che capita in 'Una doppia verità' di Courtney Hunt con Keanu Reeves, Renée Zellweger, Gugu Mbatha-Raw e Jim Belushi in sala dal 15 giugno con Videa. Per la serie "tutti mentono", giurati, indagati, avvocati, giudici e ognuno fino alla fine può essere il colpevole, il caso che capita a Ramsey (Reeves), penalista di successo, è davvero singolare.

Qui una clip in esclusiva ANSA

Il suo giovane assistito, accusato di parricidio, si è chiuso nel silenzio e cosi la difesa di Ramsey è possibile solo giocando di rimessa ovvero parando, di volta in volta, gli agguati dell'accusa. Un processo impossibile anche per il più bravo degli avvocati, ma la motivazioni del silenzio del ragazzo, alla fine si scoprirà, sono davvero forti.
    

Questa la storia. L'adolescente Mike Lassiter (Gabriel Basso), uccide il padre violento e ricchissimo (Jim Belushi). Non solo, confessa anche di averlo fatto. Un caso davvero facile per l'accusa, un colpevole già scritto per tutti, ma ancora più difficile per l'avvocato difensore Richard Ramsey, amico di famiglia, e che ha promesso alla madre (Zellweger) di salvare il figlio a tutti i costi. A complicare il tutto il fatto che il giovane Mike ha deciso di trincerarsi in un silenzio ostinato, non rispondendo ad alcuna domanda. E da lui, in tribunale, neppure una smentita di aver detto a omicidio avvenuto: "andava fatto tanto tempo fa".
    Nonostante l'apparente facilità del caso (per l'accusa), questa rivisitazione del legal thriller fatta dalla regista candidata al premio Oscar Courtney Hunt (Frozen River - Fiume di ghiaccio), non manca di ritmo e sorprese e questo anche grazie a tutta una serie di flash back che mostrano non solo una doppia verità, ma tante verità che convivono dietro la facciata di questa famiglia ricca di nome Lassiter a New Orleans.  In un gioco di depistaggi e colpi di scena, si muovono testimoni non affidabili e personaggi ambigui,
accompagnando lo spettatore in un labirinto di menzogne per un processo che si trasforma, passo dopo passo, in un’adrenalinica corsa contro il tempo. Ma se tutti mentono, qual è la verità?
 
    ''Avendo assistito a molti processi penali - spiega la regista -, ho osservato che gli avvocati difensori hanno una sorta di 'difetto' caratteriale che consente loro di sopportare l'eccessiva disonestà per il bene di un altro. E se da un lato questo può essere visto come un atto di altruismo, dall'altro è una forma di illusione''.
    E ancora la Hunt:''La stragrande maggioranza degli imputati mente su qualcosa, se non sul fatto di essere colpevoli, sicuramente lo faranno sul loro grado di coinvolgimento. Così l'avvocato difensore deve accettare di subire volontariamente una sorta di lavaggio del cervello. Avvocato e cliente devono essere uniti e procedere compatti affinché la versione dell'imputato arrivi alla giuria in modo efficace. L'avvocato deve sospendere il buon senso e il pensiero razionale per poter difendere l'imputato in modo appropriato''.
   

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