Sabato 23 Novembre 2024

Verso il vertice dei leader: al lavoro per sciogliere il nodo su Kiev

Verso il vertice dei leader: al lavoro per sciogliere il nodo su Kiev

BRUXELLES - Il vertice Ue partirà dal nodo principale sul quale continua a pesare il veto dell'Ungheria: il sostegno all'Ucraina e l'ok all'apertura dei negoziati per l'adesione a Kiev. E, secondo quanto spiegano più fonti europee, sarà in quella sede che il premier ungherese Viktor Orban dovrà decidere se continuare a bloccare tutto, prendendosi anche le responsabilità della sua scelta.

Al momento, sul sì del Consiglio europeo al processo di allargamento a Ucraina, Moldova e Bosnia-Erzegovina, non c'è alcuna certezza a dispetto di una: i dossier riguardanti i tre Paesi saranno probabilmente trattati in un unico pacchetto, spiegano le stesse fonti. È l'oggetto del lavoro dei rappresentanti permanenti dei 27. Un ultima riunione, informale, si avrà mercoledì 13 dicembre.

Nella bozza delle conclusioni, al punto 14, si legge che il Consiglio europeo "decide di di dare accesso ai negoziati con Ucraina e Moldova". Ma mai come in questo caso, il testo non è stabile. Tanto che, il capitolo successivo, riguardante il quadro finanziario pluriennale - che contiene la proposta della Commissione di un fondo da 50 miliardi per l'assistenza a Kiev - è stato lasciato vuoto. Nei corridoi di Bruxelles non sono passate inosservate le immagini del breve colloquio, a Buenos Aires, tra Volodymyr Zelensky e Viktor Orban.

E dall'altra parte, si guarda con attenzione a due fattori che potrebbero piegare il veto di Orban: il varo da parte di Kiev della legge sulla minoranza ungherese, ormai in dirittura di arrivo, e lo sblocco di dieci miliardi dei fondi di coesione europei per Budapest, che potrebbe concretizzarsi già nel collegio dei commissari di domani. Ma sei il veto di Orban permarra "non ci tireremo indietro dallo scontro"; spiega un diplomatico europeo.

I leader Ue daranno delle indicazioni sull'aumento del Fondo Europeo per la Pace (Epf) ma a quanto si apprende non sarà l'ultima parola. E dunque servirà del lavoro ulteriore prima che la proposta del Servizio di Azione Esterna (EEAS) venga approvata. L'EEAS ha chiesto un rifinanziamento dei fondi dell'Ucraina di 5 miliardi di euro per il 2024. Resta poi ancora bloccata dal veto ungherese il versamento dell'ottava tranche, da 500 milioni, già precedentemente approvata.

"Mi aspetto che qualche leader sollevi la questione della riforma del Patto di stabilità", ha detto un alto funzionario europeo interpellato sulla questione.

Gli Stati Ue stanno valutando il nuovo testo della presidenza spagnola di turno dell'Ue sulla riforma del Patto di stabilità. E dopo il compromesso proposto da Madrid nella notte di venerdì, si attende ancora per capire l'agenda dei prossimi giorni: se servirà un Consiglio Ecofin straordinario, e se in presenza o solo in video conferenza, o se basteranno gli incontri tra ambasciatori, considerato anche che è scontato un qualche confronto sul tema da parte dei leader dell'Ue a margine del Consiglio europeo di giovedì 14 e venerdì 15.

Le valutazioni del nuovo compromesso spagnolo vengono fatte dai 27 sia da un punto di vista legislativo e sia sul possibile impatto economico del nuovo quadro. Intanto il nuovo testo è arrivato all'esame dei consiglieri economici delle diverse rappresentanze diplomatiche Ue a Bruxelles. Il nodo sul Patto, dopo il lungo negoziato nella notte tra giovedì e venerdì, resta il punto aggiunto dalla presidenza spagnola, dopo la mediazione triangolata da Parigi, Berlino e Roma.

Riguarda la parte correttiva del Patto, quella per i Paesi che sforano le regole fiscali. L'idea sarebbe prevedere che nell'aggiustamento strutturale annuo dello 0,5% del Pil per i Paesi in procedura per deficit eccessivo per un periodo transitorio (dal 2025 al 2026) la Commissione europea possa tener conto degli interessi sul debito nel calcolo dello sforzo fiscale chiesto agli Stati. Sono in particolare sette i Paesi a cui il punto non piace per nulla, con la richiesta che il calo del deficit sia il più rapido possibile. Si tratta di Austria, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Repubblica Ceca e Svezia, ma anche loro starebbero valutando il nuovo compromesso secondo quanto filtra da fonti diplomatiche.

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