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Lavoro: Eurostat, in Ue orario deciso da datori in 61% casi

BRUXELLES - Orari stabiliti dall'alto, richieste impreviste nel tempo libero ma flessibilità su permessi o ferie brevi. Sono alcune delle principali caratteristiche dell'organizzazione del lavoro in Europa nel 2019 che emergono da una pubblicazione di Eurostat.

Per il 61% dei lavoratori europei (circa 118 milioni su 194 milioni) l'orario di inizio e di fine della giornata lavorativa è stabilito dal proprio datore, ente o clienti, riporta l'ufficio di statistica dell'Ue. Una condizione valida soprattutto per i lavoratori di Bulgaria (80%), Lituania e Ungheria (entrambe al 79%). Gli italiani si piazzano sopra la media Ue, intorno al 70%. Al contrario, i lavoratori con maggiore potere sul proprio orario sono in Finlandia, dove a decidere è il datore solo nel 30% dei casi, e in Svezia (35%). La decisione sull'orario di lavoro è presa da datori o clienti più spesso per le donne che per gli uomini: 63,9% contro 58,1%.

Quasi un lavoratore su cinque (17%), inoltre, riferisce di essere stato contattato più volte durante il tempo libero e uno su quattro (23%) saltuariamente. A registrare una percentuale più alta in media sono gli autonomi (24,1%).

D'altra parte, prendersi una o due ore di pausa per questioni personali con un breve preavviso è considerato 'molto' o 'abbastanza facile' per il 66% dei lavoratori europei. Anche prendersi uno o due giorni di ferie con poco preavviso è stato 'molto' o 'abbastanza' facile per la maggioranza degli occupati (55%). 

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