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Si chiude la Conferenza sul Futuro dell'Ue ma sulla modifica dei trattati si apre lo scontro

STRASBURGO - Il dado è tratto, ma invece di 6 facce ne ha 49, come le raccomandazioni emerse dal fiume di proposte raccolto online e nei panel dei cittadini durante il burrascoso anno di navigazione, tra pandemia e guerra, della Conferenza sul Futuro dell'Europa. La fine dell'unanimità per le decisione del Consiglio Ue, la creazione di Forze armate congiunte e la revisione del sistema elettorale europeo con liste transnazionali sono solo alcune tra le proposte che andranno a comporre il documento finale, una sorta di bussola per aprire una stagione di riforme che includa la revisione dei trattati fondanti dell'Unione Europea. Ma è proprio la revisione dei trattati il tema su cui si squarcia il clima cerimoniale delle prime plenarie e in cui la conferenza si trasforma in vera battaglia politica.

Le destre dell'Eurocamera, infatti, non hanno gradito il grande balzo in avanti dell'eurodeputato belga Guy Verhofstadt, che ha annunciato che il Parlamento Europeo chiederà in settimana l'attivazione dell'articolo 48 per chiedere al Consiglio Ue di avviare una convenzione. I conservatori dell'Ecr allora hanno abbandonato i lavori: "Le idee dei cittadini sono state soppiantate da un pacchetto preconfezionato da alcuni gruppi politici più interessati a cambiare i trattati per imporre la loro agenda iper-federalista", ha spiegato l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Carlo Fidanza, che ha fatto sapere che il suo gruppo "non riconosce più alcuna legittimità" alla conferenza. Dello stesso parere anche la Lega: "Doveva essere l'occasione per cambiare l'Ue e invece i cittadini sono stati usati per portare avanti un'agenda politica", spiegano gli eurodeputati del Carroccio.

I problemi più grossi però arrivano dal Consiglio Ue. Nella relazione finale il rappresentate del corpo che rappresenta i 27 stati membri ha fatto sapere di "non aver voluto interrompere l'esercizio di elaborazione delle raccomandazioni ma di non poter dare un assenso generale ai contenuti di tutte le proposte". Critici anche alcuni tra i rappresentanti dei Parlamenti nazionali, come l'ungherese Hajnalka Juhász, che in chiusura dei lavori spiega che "vi sono alcune proposte che implicano la riduzione delle competenze dei Parlamenti nazionali, ovviamente non le possiamo sostenere". Fa notizia invece la posizione dell'Italia. "Grazie a un mandato parlamentare appena votato a Roma posso dire che l'Italia si schiererà dalla parte delle riforme", annuncia il sottosegretario Enzo Amendola in un intervento che verrà ripreso più volte durante il fine settimana nell'emiciclo di Strasburgo.

Se dal 9 maggio dunque la palla passerà alle istituzioni Ue, alcuni cittadini ci tengono a far sapere che per loro non finisce qui. "In 8 mesi abbiamo imparato molto e ora sappiamo quanto ci sia in ballo, ci aspettiamo che le nostre idee siano prese sul serio", ha spiegato Valentina Balzani, una delle cittadine Italiane protagoniste dei lavori della conferenza.

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