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Dai fondi Ue una forte spinta alla rivoluzione digitale italiana

BRUXELLES - Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dedica al digitale 48 miliardi di euro, ben il 25% del totale, contro il 20% minimo chiesto da Bruxelles per la transizione digitale. Assieme ai fondi per la coesione di 'React-Eu', previsti nel meccanismo di ripresa del 'Next Generation Eu', e al contributo del Fondo complementare del Governo, l’Italia prevede di investire sulla digitalizzazione oltre 50 miliardi di euro entro il 2026. È quanto emerge da un'analisi condotta per l'ANSA dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa nell'ambito del progetto 'Cohesion Matters', dove risaltano anche alcuni dati significativi sull'urgenza di questa 'rivoluzione tecnologica'.

In base all'ammontare del contributo alla transizione digitale previsto dal Pnrr, l'Italia è al decimo posto tra i piani valutati finora dalla Commissione europea. Nell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) elaborato dalla Commissione europea nel 2021, l’Italia è però al ventesimo posto totale su 27, davanti solo a Cipro, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Grecia, Bulgaria e Romania, anche se in in miglioramento rispetto al venticinquesimo posto al quale è risultata l'anno prima, cioè nel Desi 2020.

Secondo i ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa l’Italia mostra dati peggiori rispetto a quelli europei in tutti gli indicatori: capitale umano, connettività, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali. Per esempio, ila quota dei laureati nel settore delle telecomunicazioni sul totale è solo poco più di un terzo rispetto alla media Ue (l’1,3% contro il 3,6%). L’Italia rimane poi molto indietro in termini di rete fissa ad altissima capacità e diffusione della banda larga. E la percentuale di cittadini che utilizzano i servizi di e-government è nettamente inferiore rispetto all’Ue (il 36% contro il 64%).

Nei prossimi anni, circa 2 miliardi di euro sono destinati ai servizi digitali e alla cittadinanza digitale. Altri importanti interventi riguardano il sostegno al sistema della giustizia, l’incentivazione dei servizi cloud per la pubblica amministrazione, la cybersicurezza, la trasformazione digitale delle imprese attraverso l’incentivazione fiscale e misure di riqualificazione professionale nel settore digitale e le reti ultraveloci.

Saranno gli enti locali in qualità di soggetti attuatori a gestire una parte rilevante delle risorse del Pnrr, tra i 66 e i 71 miliardi di euro secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio. E potrebbero essere proprio le regioni a trarre beneficio da una buona spesa dei fondi, colmando molte delle disparità ancora esistenti tra Nord e Sud del paese nella proporzione di famiglie con accesso alla rete ma anche nell’interazione con le autorità pubbliche online.

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