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Djokovic cala il settebello a Wimbledon, piegato Kyrgios

A Wimbledon vince sempre Novak Djokovic. Dal 2018 in poi, escludendo l’edizione del 2020 non disputata per covid, l’epilogo ai Championships è sempre lo stesso: con il serbo inginocchiato sul Centre Court ad assaggiare l’erba dell’All England Club. In finale non è riuscito il colpaccio all’istrionico Nick Kyrgios, alla sua prima finale Slam. L’australiano infiamma Londra per un set, ma poi si arrende al quarto set dopo tre ore e un minuto di gioco con il risultato di 4-6 6-3 6-4 7-6(3). Con un Djokovic che, come con Sinner e Norrie nei precedenti turni, acquista solidità e sicurezza con il passare dei minuti, Kyrgios al contrario sprofonda sotto la pressione di un palcoscenico per lui inedito. Dalla polemica con il giudice di sedia, reo di non intervenire nel modo giusto per riportare il silenzio a punto in corso, a quelle con il proprio box, rimproverati per essersi rilassati troppo presto nel game in cui ha concesso il break dal 40-0 e che di fatto ha deciso il terzo set: nel bene e nel male è il solito show.

Nel quarto Kyrgios ci prova e resiste sino al tie-break, dove si lascia prendere dalla fretta e incappa in una serie di pesanti errori. "Vorrei ringraziare l’arbitro e il mio angolo, so di non essere un cliente facile. Ma sono state due settimane splendide, ora ho bisogno di un pò di vacanza", ammette l’aussie a fine partita. Può finalmente sciogliersi in un pianto liberatorio, invece, Djokovic. "Questo sarà sempre il mio torneo preferito, è il motivo per cui ho iniziato a giocare a tennis. È l’evento con più storia, qui tutto è fatto per i giocatori", le parole del serbo durante la premiazione, con il trofeo d’oro tra le mani. È il settimo della sua carriera, come Pete Sampras e William Renshaw, a una lunghezza dal record di otto affermazioni di Roger Federer. Ma intanto lo svizzero è stato scavalcato nella classifica all time degli Slam: con i suoi 21 titoli, Djokovic ha riaperto la caccia al primatista Rafael Nadal, a quota 22.

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