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Olimpiadi invernali, bronzo all'azzurro Dominik Fischnaller nello slittino

«Lotta ogni giorno per quello che vuoi», è il suo motto. E quattro anni dopo la beffa di Pyeongchang, sotto gli occhi del suo eroe e mentore Armin Zoeggeler, Dominik Fischnaller chiude il cerchio. La terza medaglia azzurra di Pechino sfreccia a 133 km/h, è il bronzo del 28enne carabiniere altoatesino, che nelle ultime due run sul budello di Yanqing difende con le unghia e con i denti quel terzo posto che vale il podio olimpico, il primo per l’Italia da Sochi, da quando proprio Zoeggeler - oggi direttore tecnico della nazionale - chiuse la sua carriera a cinque cerchi col bronzo. A ripercorrere le sue orme è oggi Dominik, lo slittino nel Dna (il fratello Hans Peter ha preso parte a sei Mondiali, il cugino Kevin avrebbe dovuto prendere parte a questa edizione salvo essere fermato dal Covid) e una carriera che fin qui solo in parte aveva mantenuto le premesse degli esordi.

L’azzurro si è classificato terzo dopo le quattro manche. Oro al tedesco Johannes Ludwig, argento all’austriaco Wolfgang Kindl. È la terza medaglia in due giorni per l’Italia ai Giochi in Cina dopo gli argenti di Francesca Lollobrigida nei 3000 metri del pattinaggio velocità e della staffetta mista dello short track.

Nato nel 1993 - un anno dopo Zoeggeler avrebbe vinto la prima delle sue sei medaglie olimpiche - Fischnaller sembrava avere le stimmate del predestinato: una Coppa del Mondo giovani e sette medaglie iridate Juniores, di cui due d’oro, in bacheca. Negli anni sono arrivate vittorie e piazzamenti importanti - tre bronzi mondiali e un titolo individuale europeo - ma mai quel salto di qualità che ci si poteva aspettare.

Il momento più difficile a Pyeongchang, ai Giochi coreani: quarto e fuori dal podio per appena due millesimi. Una delusione amarissima, che Dominik fatica a digerire. Ma col tempo la tristezza si trasforma in rabbia, in voglia di rivincita. E la stagione di Coppa del Mondo ne è la prova: terzo a Sochi dove poi vince la gara sprint, e terzo anche a Igls. La positività del cugino Kevin complica il suo soggiorno cinese - essendo «close contact» è sottoposto a misure particolari - ma il mirino resta fisso su quella medaglia solo accarezzata nel 2018. E a Yanqing, in una fredda domenica di febbraio, Fischnaller si mette alle spalle un due volte campione olimpico come Felix Loch e solo due fuoriclasse come Johannes Ludwig e Wolfgang Kindl fanno meglio: poco importa, quell'urlo liberatorio al traguardo e poi lo slittino alzato al cielo da Zoeggeler la dicono lunga sul peso di questo bronzo.

«Sì, vale tanto, sono stati 4 anni duri per me», confessa Dominik che ringrazia il suo maestro («Armin è stato molto importante per me come per tutta la squadra») e dedica la medaglia al cugino Kevin, alla famiglia «ma anche a me stesso», perché per troppo tempo è stato perseguitato dai fantasmi del passato («Nella mia testa quei due millesimi di Pyeongchang son sempre stati lì per gli ultimi quattro anni, e adesso finalmente posso lasciarmeli alle spalle») e anche l’ultima settimana è stata davvero difficile. «Quando hanno trovato mio cugino Kevin positivo - racconta - ho avuto paura come tutta la squadra. Mi è mancato averlo al mio fianco durante la gara, perché con lui posso parlare e mi capisce più di tutti». Fischnaller ha dato tutto, dalla prima all’ultima manche «perché mi son detto che avrei preferito arrivare decimo che di nuovo quarto».

È stato un percorso lungo e anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò - ancora in isolamento per il Covid - ammette che è «una medaglia alla quale tenevamo tantissimo. Ci avevamo puntato già a Pyeongchang, oggi Dominik si è preso la sua rivincita. Possiamo dire che l’Italia ha trovato l’erede di Zoeggeler, soprattutto in prospettiva Milano Cortina 2026. Considerando che in Italia non abbiamo una pista, questa medaglia si può definire quasi un miracolo».

E lo sa bene anche lo «Schumacher del ghiaccio», che da fuori ha sofferto più di quando gareggiava. «Siamo un bel gruppo, una bella squadra, molto legati e vincere una medaglia da tecnico è molto diverso che farlo da atleta - ammette Zoeggeler - Dominik si è meritato questo risultato, ha lavorato tantissimo e ha tutto il talento e la capacità di un atleta modello, sono certo potrà fare ancora di più». Il futuro dello slittino italiano è più azzurro che mai.

 

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