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Ariana Grande torna a cantare dopo la strage di Manchester

MANCHESTER.  Una sfida al terrorismo a colpi di note musicali. Manchester reagisce così alla strage della settimana scorsa e al suo fianco ritrova Ariana Grande: la giovane pop star italo-americana il cui concerto era stato insanguinato lunedì 22 dall’attentatore suicida fattosi esplodere fra le famiglie che uscivano dall’Arena, pronta ora a tornare nella città inglese per un evento di beneficenza, di commemorazione e anche di festa. In risposta a odio e violenza.  L’appuntamento, annunciato a sorpresa già per domenica, sarà al Lancashire Cricket Club's Old Trafford, impianto sportivo da 50.000 posti non lontano dal celebre stadio calcistico del Manchester United.

E la Bbc lo trasmetterà in diretta radio e tv. Ariana ne è la promotrice, ma con lei è attesa sul palco una parata di stelle: idoli planetari di quella generazione di giovanissimi che l’attacco kamikaze di qualche giorno fa (22 morti, tra cui sette bambini, e decine di feriti circa 60 dei quali tuttora ricoverati in ospedale) ha preso deliberatamente di mira. Fra i nomi di chi ha confermato la sua presenza spiccano quelli di Justin Bieber, Coldplay, Katy Perry, Take That, One Direction, Usher e Pharrell e dell’impertinente Miley Cyrus: ragazzaccia in tanti costumi di scena, non questa volta.
Ariana Grande lo aveva del resto promesso. Rimasta incolume nell’inferno della Manchester Arena, era ripartita nel giro di poche ore per far ritorno a casa, in Florida, sotto shock. Ma non aveva mancato d’inviare messaggi di solidarietà e vicinanza alle vittime, e poi di assicurare di volersi impegnare in iniziative concrete in favore della città colpita. S'era pensato a qualcosa da organizzare in tempi un pò più lunghi. Invece alle parole i fatti sono seguiti stavolta a tamburo battente.
Manchester, da parte sua, aspetta con ansia e si dice pronta. Domenica scorsa ha voluto commemorare i morti, incoraggiare i feriti e dimostrare di non volersi arrendere con una maratona a cui ha preso parte in calzoncini e maglietta pure il sindaco governatore dell’area metropolitana, Andy Burnham. La prossima intende farlo tornando ad ascoltare musica e a cantare.
Un modo per darsi anche coraggio, sullo sfondo di un clima di tensione e d’allerta che resta evidente in città come in tutto il Regno. Oggi si segnala un nuovo raid di polizia e artificieri a Wigan, sobborgo di Manchester dove un’intera strada è stata a lungo isolata: la stessa in cui giorni fa era stato fermato uno dei 14 presunti complici o fiancheggiatori tuttora in carcere del network terroristico dal cui seno si ritiene sia uscito Salman Abedi, il 22enne figlio d’ex oppositori politici libici islamici a Muammar Gheddafi identificato come autore materiale dell’eccidio.

Mentre inquieta la notizia secondo cui l’ultima delle persone arrestate nell’ambito di una caccia non ancora conclusa, il 23enne catturato ieri a Shoreham-by-Sea, nel Sussex (Inghilterra meridionale), pare si addestrasse come pilota di aerei da turismo. Anche lui risulta d’origine libica, a corroborare uno scenario che rimette in discussione lo stessa politica britannica nel Paese nordafricano e diventa materia di polemica a poco più d’una settimana dalle elezioni dell’8 giugno. Con i conservatori della premier Theresa May costretti ad ammettere «errori in Libia», ma senza rinnegare il sostegno militare alla rivolta anti-Gheddafi del 2011. E la ministra ombra degli Esteri laburista, Emily Thornberry, a denunciare al contrario «il fallimento» di quell'intervento: che ha finito per produrre «altra instabilità», e ci ha reso solo «meno sicuri».

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