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Matrigna di Biancaneve, la Theron sbarca in Italia e si racconta

MILANO. Al cinema è la più cattiva delle regine, ma nella vita Charlize Theron si definisce «una femminista che ama e celebra gli uomini».

L'attrice sudafricana, premio Oscar per 'Monster', è a Milano per presentare 'Il cacciatore e la regina di ghiaccio' di Cedric Nicolas-Troyan, che la vede protagonista insieme a Chris Hemsworth, Emily Blunt e Jessica Chastain.

La pellicola è il prequel del film del 2012 'Biancaneve e il cacciatore' ed è la seconda volta che Theron - bellezza abbagliante sottolineata da camicetta beige di seta, gonnellina e capelli raccolti - veste i panni della matrigna di Biancaneve, la crudele Ravenna. «Quando ho interpretato Ravenna per la prima volta - racconta l'attrice intervistata da Fabio Fazio - ero consapevole del fatto che la regina cattiva è un'icona sia per il suo comportamento sia per l'aspetto, con il collo alto, i capelli corvini, le sopracciglia marcate.

Sapevo di voler fare l'opposto, di volerla ribaltare per renderla moderna e vera, a partire dai capelli biondi, la carnagione chiara, il look zingaresco».

Il lavoro è partito dal fisico e dai costumi («basta indossarli e cambi postura - scherza lei - ma dopo otto ore chiedi aiuto perchè non riesci più a respirare») per arrivare alla psicologia del personaggio:

«Spesso quando vediamo qualcuno che agisce in modo aberrante dimentichiamo che è mosso dalla paura. Se immagini il personaggio nel suo contesto però percepisci la posta in gioco e dai alla tua interpretazione l'urgenza di una questione di vita o di morte».

Per il personaggio di Ravenna il momento topico è quello del confronto con lo specchio:

«Non sapevamo come rendere la scena vera e non solo legata alla vanità, poi ho capito che per lei lo specchio è l'uomo nero: nella sua psiche si chiede se è abbastanza all'altezza e così guardarsi allo specchio per lei è terrore puro». In ogni personaggio «c'è qualcosa di molto più pesante da affrontare, io come attrice - sottolinea - cerco di scoprirlo, non sono cose che ti vengono poste su un vassoio di argento».

È questo che la affascina nel suo percorso di interprete:

«Non ho mai pensato a priori ai ruoli, voglio far parte di belle storie a prescindere dal genere, non penso a personaggi buoni o cattivi, come attrice ciò che mi domando è: 'sono in grado di andare su uno schermo e dire la verità?'».

Un'urgenza di verità che non si limita al cinema: a chi le fa notare che dalle fiabe di oggi è sparito il principe azzurro, lei risponde parlando di femminismo e di educazione: «Quando mio figlio ha sviluppato un'ossessione per 'Frozen' sono stata felicissima perchè è una fiaba che racconta di un amore diverso da quello romantico ma ugualmente potente, quello di due sorelle. Quando la gente parla di diritti delle donne dice sempre 'mia figlia', io invece parlo di lui perchè tocca a noi crescere i nostri figli maschi come i gentiluomini che vogliamo che siano. Non vogliamo eliminare i principi azzurri, ma ci vuole equilibrio nel raccontare gli uomini e le donne».

Così il suo interpretare donne spesso forti e conflittuali «non è un clichè, le donne hanno potere da secoli, ma non è mai stato rappresentato in modo adeguato perchè certi ruoli sono sempre stati appannaggio degli uomini. Al cinema vogliono sempre incasellare le donne in un ruolo, brave madri o prostitute, ma ci sono tanti aspetti da esplorare: sono una donna e posso identificarmi con ognuno di essi».

Fosse pure cercare di rendere nuova una figura come la regina cattiva, facendo trapelare la paura nei suoi occhi di malvagia.

Se in ogni fiaba «c'è un elemento eterno, un racconto moraleggiante sulla lotta tra il bene e il male», nel film in uscita il 6 aprile, ci sono dei personaggi - i bambini soldato cresciuti da Freya, la sorella di Ravenna, anche lei strega e regina cattiva - che rimandano fortemente all'attualità.

«Facendo il film ne eravamo consapevoli, ne abbiamo parlato, questo dimostra che noi esseri umani nei secoli non siamo cambiati, restiamo - conclude amara - assetati di potere e crudeli gli uni verso gli altri».

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