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In Francia via libera dei saggi alla riforma delle pensioni, scontri e proteste

«Lanciamo un appello a Macron a non promulgare questa legge. Se lo farà, non potrà più controllare il Paese, non si governa contro il popolo“: le parole di Sophie Binet, la neo segretaria del sindacato più potente, la Cgt, contrastano con il suo sorriso. I sindacati e l’opposizione, dopo tre mesi di protesta, sono sul piede di guerra, pronti a tutto: pochi minuti dopo l’annuncio del via libera del Consiglio costituzionale alla quasi totalità della contestata riforma delle pensioni, in centinaia si sono radunati, sotto la pioggia, all’Hotel de Ville di Parigi, sulla Promenade des Anglais a Nizza, a Marsiglia, a Tolosa, a Lione e in decine di altre città. In meno di un’ora, le manifestazioni spontanee si sono trasformate in cortei, uno diretto a Concorde, altri spontaneamente verso République e piazza della Bastiglia. Sulla rue de Rivoli si sono consumati gli scontri violenti con la polizia, le vetrine infrante e gli incendi di cassonetti. In fiamme, proprio davanti alle finestre della sindaca Anne Hidalgo, un’intera rastrelliera di biciclette elettriche.

«Fin d’ora, respingiamo l’invito di Macron a un incontro martedì prossimo», ha rincarato la battagliera Sophie Binet attorniata dai manifestanti, con un Borsalino sulla testa e una sciarpa rossa al collo. L’invito ad un incontro pacificatore era arrivato nel primo pomeriggio dal capo dell’Eliseo, ma le parti sono ora più lontane che mai. Il verdetto dei saggi - con l’approvazione dell’articolo che aumenta da 62 a 64 anni l’età minima pensionabile, la bocciatura dei correttivi sociali e del referendum popolare sulla riforma - rappresenta una svolta drastica. «La lotta continua», ha sintetizzato il tribuno della gauche Jean-Luc Mélenchon, gli scioperi si moltiplicheranno, le manifestazioni - con le loro code spesso violente - continueranno. Stasera c’è stato soltanto l’anticipo, decine di cortei sono già previsti per domani, e i sindacati e l’opposizione sono al lavoro per una giornata di protesta generale già annunciata per il primo maggio.

La sentenza dei saggi, che qualcuno aveva previsto ma che contraddice la maggioranza dei costituzionalisti chiamati ad azzardare le loro previsioni dai media nei giorni scorsi, ha mandato in frantumi qualsiasi abbozzo di dialogo sociale che era stato ipotizzato nelle ultime ore. Strategia diversa, ma egualmente di opposizione totale per Marine Le Pen, che guarda prima di tutto al 2027 e alle sue ambizioni presidenziali: «La sorte politica della riforma delle pensioni non è decisa, il popolo ha sempre l’ultima parola e spetterà al popolo preparare l’alternativa che tornerà su questa riforma inutile e ingiusta».

«Questa sera non ci sono né vincitori né vinti», ha detto la premier Elisabeth Borne cercando di gettare acqua sul fuoco, mentre i servizi di comunicazione del suo governo prendevano atto delle decisioni favorevoli dei saggi e annunciavano che “con questa riforma il sistema pensionistico francese sarà in equilibrio entro il 2030».

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