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Meloni in Ucraina: "Potete contare sull'Italia". Zelensky attacca Berlusconi

Giorgia Meloni a Kiev, alla vigilia dell’anniversario dell’invasione russa il 24 febbraio, promette al presidente ucraino Volodymyr Zelensky un’Italia che «non tentennerà“: nel sostenere l’Ucraina fino alla vittoria, nell’appoggiare il suo piano di pace e nella ricostruzione del Paese. Lo precisa subito la premier in conferenza stampa a Palazzo Mariinsky, nel cuore della capitale ucraina, dopo il colloquio con Zelensky: «Ho ribadito il pieno sostegno dell’Italia di fronte all’aggressione russa, l’Italia non intende tentennare e non lo farà», assicura, lodando «l’eroica reazione di una nazione disposta a tutto per difendere la sua libertà, la sua identità e la sua sovranità».

Rassicurazioni che sembrano convincere il presidente ucraino, che accoglie l’ospite con garbo e familiarità (la chiama ’Giorgià tutto il tempo), per poi però tracciare una linea netta quando arriva una domanda sulle parole di Silvio Berlusconi: «I leader hanno diritto di pensiero, il vero problema è l’approccio della società italiana che a quel leader ha dato un mandato. Io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino, nessuno ha ammazzato i suoi parenti, non ha mai dovuto fare la valigia alle tre di notte per scappare. E tutto questo grazie all’amore fraterno della Russia...», sibila Zelensky. «Io auguro pace a tutte le famiglie italiane, anche a chi non ci sostiene, ma la nostra è una grande tragedia che va capita. Voglio che vengano qui a vedere con i propri occhi la scia di sangue che hanno lasciato».

La premier per un attimo cambia espressione. E’ stata proprio a lei a tradurre in inglese la domanda posta dai giornalisti italiani in un momento di blackout che ha fatto saltare la traduzione simultanea. Poi arriva la risposta: «Per me valgono i fatti - si rivolge al leader ucraino guardandolo negli occhi - e qualsiasi cosa il Parlamento è stato chiamato a votare a sostegno dell’Ucraina, i partiti che fanno parte della maggioranza l’hanno votata. Al di là di alcune dichiarazioni, nei fatti la maggioranza è sempre stata compatta. C’è un programma di governo firmato da tutti, è sempre stato rispettato e confido che sarà ancora così». L’Italia, insiste Meloni, “fornirà ogni possibile assistenza perché si creino le condizioni di un negoziato, ma fino ad allora darà ogni genere di supporto militare, finanziario, civile. Chi sostiene anche militarmente l’Ucraina, lavora per la pace», argomenta ancora la premier, che conferma l’impegno sul sistema anti-aereo Samp-T ma toglie dal tavolo, almeno per il momento, l’ipotesi di inviare caccia: «Una decisione da prendere con i partner internazionali», taglia corto.

Quanto a guardare con i propri occhi le atrocità commesse dai russi, Meloni lo ha fatto personalmente a Bucha e a Irpin, non senza qualche attimo di commozione, prima di raggiungere il quartiere governativo a Kiev per condividere con il leader ucraino una sorta di roadmap per una pace da costruire insieme, sulla base delle esigenze di Kiev, perché, sottolinea la premier, «niente deve essere deciso senza l’Ucraina». Un percorso che passa anche attraverso un processo di ricostruzione che parta «adesso», e di cui l’Italia si candida come capofila. “Possiamo fare la differenza», dice la premier, proponendo che l’Italia ospiti una conferenza internazionale sulla ricostruzione in aprile. Meloni scommette infatti sul «miracolo ucraino» e non fa mistero della suggestione che trova nel parallelo con il ‘miracolo italianò del dopoguerra. Non è l’unico paragone storico che evoca a Kiev: l’Ucraina le ricorda il Risorgimento italiano. «C’era un tempo in cui si diceva che l’Italia fosse solo un’espressione geografica. Ma col Risorgimento ha dimostrato di essere una nazione. Qualcuno diceva che era facile piegare l’Ucraina perché non era una nazione. Ma con la vostra capacità di combattere avete dimostrato di essere una straordinaria nazione», si congratula con Zelensky.

Infine la stoccata a Putin, che davanti al suo Parlamento aveva citato proprio l’Italia tra i Paesi cui Mosca era andata in soccorso durante i primi drammatici mesi della pandemia: «Non so se quello di Putin fosse un avvertimento, ma il tempo del Covid era un altro mondo. Il mondo è cambiato dopo il 24 febbraio e non è una scelta che abbiamo fatto noi».

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