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Aperta indagine internazionale sui crimini di guerra, manifestazioni in tutto il mondo

La Corte penale internazionale apre un’indagine su presunti crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina e l’Onu approva con una maggioranza schiacciante la risoluzione contro Mosca per l’invasione, chiedendo un ritiro «immediato» delle truppe e condannando le minacce nucleari del Cremlino: nell’ottavo giorno del conflitto, mentre le piazze di tutto il mondo continuano a protestare contro la guerra, aumenta la pressione internazionale sul presidente Vladimr Putin, ma anche l'offensiva delle sue forze, con la conquista di Kherson (sud) e almeno quattro attacchi a Kiev, due dei quali nel centro della capitale.

È previsto per questa mattina il secondo round di colloqui con Mosca per arrivare a una tregua: il luogo dell’incontro rimane top secret, ma secondo un membro della delegazione ucraina non si terrà più nella foresta bielorussa di Belovezhskaya Pushcha, come era emerso ieri. L’Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, fa sapere intanto che un milione di persone sono fuggite da quando è iniziata l’invasione mentre nel Paese si continua a morire sotto le bombe: nei primi cinque giorni dell’invasione sono stati uccisi 227 civili e altri 525 civili sono rimasti feriti, ha infatti annunciato l’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Da parte sua, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) ha annunciato la morte di una delle sue osservatrici durante i bombardamenti di Kharkiv martedì scorso: la vittima è Maryna Fenina, una cittadina ucraina membro della Missione speciale di monitoraggio dell’Osce nel Paese (Smm).

Proseguono in questo clima le proteste contro la guerra nella stessa Russia, con la polizia che ha arrestato una nota sopravvissuta all’assedio di Leningrado, la 77enne Yelena Osipova, durante una dimostrazione a San Pietroburgo. Proteste organizzate nonostante il blackout delle notizie sulla guerra imposto da Mosca, che ieri ha spinto il Dipartimento di Stato americano ad accusare la Russia di aver lanciato una «guerra totale alla libertà dei media e alla verità» bloccando le testate giornalistiche indipendenti e impedendo ai cittadini di accedere alle notizie sull'invasione. Allo stesso tempo, sempre il Dipartimento di Stato Usa ha invitato Putin e il suo governo a «porre fine a questo bagno di sangue» immediatamente e a ritirare le truppe.
Dal vicino Canada è giunta invece la notizia di nuove sanzioni, con il governo di Ottawa che ha annunciato imminenti misure contro 10 persone chiave di due compagnie energetiche russe, la Rosneft e la Gazprom.

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