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Noi e l'Orto botanico, il direttore Raimondo lascia dopo 21 anni e racconta la storia del parco - Le foto

L' Orto botanico, il nostro spazio simbolo. Molti non pensano mai che attraverso questa struttura secolare Palermo e la Sicilia raggiungono un primato planetario. Adesso nell'Orto di Palermo si cambia. Francesco Maria Raimondo, direttore da 21 anni, un botanico di fama da poco prestato alla politica, si appresta a lasciare il suo incarico. In queste pagine ci racconta la storia di un Orto che resta mentre i direttori passano. Giovanni Pepi, il nostro condirettore, ha ricevuto l'invito di raccontarlo per immagini, piante, luci, fiori, foglie e tronchi. Gli scatti sono stati postati sul suo profilo Instagram @giovapepi. Vi proponiamo quelli che hanno ottenuto il maggior numero di likes e che saranno mostrati nei saloni dell'Orto fra qualche mese. «Non abbiamo altra ambizione - dice Pepi - che raccontare le bellezze della Palermo migliore. Perchè vogliamo che questa Sicilia nei suoi punti più belli possa restare veramente bella».

 

Gli Orti botanici, intesi come istituzioni accademiche, hanno avuto origine in Italia. E l' Orto botanico di Palermo è una delle più significative istituzioni accademiche siciliane e certamente quella che meglio coniuga realtà scientifica e territorio. Ciò ha origine nella grande ricchezza di specie che l' Orto ospita e nella monumentalità di molti suoi elementi, ma anche nella forte componente tropicale e subtropicale che lo connota.
Sedi qualificate per l'allestimento e il mantenimento di collezioni di piante viventi, gli orti e i giardini botanici sono istituzioni pubbliche o private, accademiche e non, create a sostegno delle attività didattiche e di ricerca, educative e in qualche caso anche ricreative. La loro origine è fin troppo lontana e non s'intende qui ricostruirne la storia. Tuttavia è utile ricordare che essi sono nati principalmente presso le Scuole di Medicina e Farmacia e quindi nelle Università. Uno dei primi orti botanici universitari tuttora esistenti è sorto in Italia, e precisamente a Padova, nel 1545 in pieno periodo rinascimentale.
Nelle Scuole di Medicina era importante insegnare agli allievi come distinguere correttamente le varie erbe e relativi organi adoperati per fini terapeutici. Poiché nelle sedi accademiche non era facile disporre di piante utili allo scopo e che altrove crescevano spontaneamente, venne 1'idea di coltivarle in modo sistematico. Modelli di riferimento furono i Viridaria e gli Herbularia, ovvero i giardini monastici medioevali. Nacque così a Pisa nel 1543 per opera di Luca Ghini - allora professore di botanica nell' Università di Bologna - il primo Hortus simplicium, ovvero l' orto dei semplici, perché semplici venivano comunemente definiti i medicamenti tratti direttamente dal mondo della natura.
Altri simili orti nasceranno due anni più tardi nelle Università di Padova e di Firenze. Da allora, essi ebbero grande diffusione prima in Europa e quindi in tutti gli altri Continenti, e non più alle sole dipendenze delle Scuole di Medicina o di Farmacia, ma anche di quelle di Scienze e di Agraria o a complemento di alcuni grandi musei di storia naturale come il noto Jardin des Plantes a Parigi, perdendo così la fisionomia originaria ed acquisendo talvolta una vera e propria specializzazione. Dunque, gli attuali orti botanici derivano dall' evoluzione degli orti dei semplici nel momento in cui accanto alle specie medicinali si iniziò la coltivazione di altre piante a scopo didattico e dimostrativo.

Nel tempo, esse hanno così contribuito sia a far conoscere i vegetali sotto l'aspetto morfologico ed ecologico oltre che sistematico, sia a farne apprezzare lastra ordinaria diversità, permettendo altresì l'introduzione e la diffusione di specie esotiche comunque utili all' uomo e di studiarne le proprietà e le possibilità di sfruttamento.
La coltura delle piante, inizialmente limitata a quelle d'interesse medicinale, fu dunque estesa gradualmente ad essenze di pratica utilità. Alle funzioni tradizionali degli orti botanici, negli ultimi decenni, se ne sono aggiunte altre come quelle dell' educazione ambientale e della conservazione del patrimonio vegetale minacciato; quest' ultima costituisce la principale motivazione per l'ulteriore diffusione di questo tipo di giardino scientifico.
Oggi, in considerazione delle molteplici funzioni anche di ordine sociale che si svolgono nel suo interno, un orto botanico può essere definito come un giardino d' utilità pubblica, dove si custodiscono collezioni vive di piante per scopi sia scientifici che didattici ed educativi, disposte prevalentemente secondo ordinamenti sistematici, biologici, geografici ed ecologici. Non vi è dubbio, quindi, che essi sono assimilabili ai musei scientifici sulla base di caratteristiche funzionali ed organizzative comuni, diversificandosi solo per la struttura vivente delle loro collezioni.
Le citate funzioni, prerogativa degli orti universitari, oggi vengono svolte anche da istituzioni simili, extrauniversitarie, sia pubbliche che private.
Numerosi sono gli orti botanici in Italia; tra quelli storici se ne contano oltre 25, quasi tutti universitari.
I più estesi ed importanti, anche per ricchezza di collezioni, sono oggi quelli di Roma, Napoli e Palermo; i più antichi, come si è accennato, restano quelli di Padova, Pisa e Firenze.
Oggi quasi tutte le sedi universitarie con corsi di laurea a carattere biologico -naturalistico, farmaceutico, agrario o forestale, sono dotate di un orto botanico. Alcuni di essi, da pochi decenni, sono aperti al pubblico e si sono dati un' organizzazione funzionale anche alla fruizione da parte di visitatori generici.
Nel complesso gli orti botanici attivi, afferenti alle università italiane, sono 31; essi sono concentrati principalmente nell' Italia centrosettentrionale.
Di tutti quello di Palermo costituisce un unicum anche a livello europeo.

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