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Pellegrino unico siciliano alla Biennale di Venezia: esposta la sua installazione I’m the Island

Tra le innumerevoli inaugurazioni, press preview, performance e incontri che hanno occupato i tre giorni di anteprime stampa della 58esima Biennale di Venezia, non era facile ottenere attenzione.

Eppure “I’m the Island”, la barca di luce di Domenico Pellegrino è stata tra le installazioni più fotografate: invitato al padiglione del Bangladesh dai due curatori, Mokhlesur Rahman e Viviana Vannucci, Pellegrino ha affiancato gli artisti bengalesi, sposando il tema scelto dal Paese, ovvero Thirst, la sete.

L’acqua è un tema a cui l’artista siciliano – l’unico presente nelle sezioni principali della Biennale – si dedica da tempo.

Pellegrino ha ideato - in una delle sale del settecentesco Palazzo Zenobio, sede del Collegio Armeno Moorat-Raphael dei padri Mechitaristi - I’m The Island, installazione_barca che affiora su un’acqua virtuale, un tappeto luminoso che sembra rimandare ad altro, ad un racconto sinuoso che supera tempo e spazio. E unisce idealmente due territori lontanissimi: il Bangladesh da cui è tratta la forma, e la Sicilia che veglia sul contenuto. Pellegrino ha infatti lavorato sul modello delle imbarcazioni tipiche bengalesi, barche in legno scuro che scivolano sul fango di un Paese che si vede inghiottire dall’acqua; e l’ha riprodotta affidandosi ai mastri d’ascia catanesi, i Rodolico, citati già ne “I Malavoglia” di Verga.

E sempre a Palazzo Zenobio è esposta anche un’altra opera di Domenico Pellegrino: la sua “Cosmogonia Mediterranea”, l’isola di luminarie che è rimasta sul fondo del mare dinanzi a Lampedusa, ma che prima ha viaggiato per il Mediterraneo, toccando musei e luoghi d’arte, portando con sé un messaggio di tolleranza e respiro.

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