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Le immagini della sua esistenza da perenne ragazzo ed eterno scontento - Foto

GENOVA. "Il comico non diventa mai adulto, resta sempre un bambino". La pensava così Paolo Villaggio, riferendosi probabilmente a lui, alla sua indole che ha divertito, ma anche spinto a riflettere, i tanti suoi fan per intere generazioni.

Una vita la sua all'insegna del cinema, ma vissuta comunque con discrezione. Era il 30 dicembre del 1932 quando nacque a Genova, insieme al suo fratello gemello Piero. Suo padre, Ettore, era palermitano ed era un ingegnere edile.

La madre Maria invece vantava origini veneziane, ed era un'insegnante di lingua tedesca.

Nonostante il benessere in cui è nato, ha conosciuto e vissuto le ristrettezze e le privazioni causate dalla seconda guerra mondiale.

«La guerra fu un incubo che si materializzò il 2 febbraio del 1941. Lo spettacolo era terribile. Vedemmo i cadaveri di due donne e un mulo morto. La notte non riuscimmo a prendere sonno. Fu la prima volta che sentimmo nostro padre imprecare contro la guerra».

Da cameriere a speaker della BBC a Londra, fino a diventare cabarettista e intrattenitore sulle navi della Costa Crociere, Paolo Villaggio fece anche l'impiegato, in una delle più importanti industrie impiantistiche italiane, la Cosider. Il suo lavoro era quello di organizzare eventi aziendali tra i quali lo scambio di doni natalizi tra dirigenti e la premiazione dei dipendenti meritevoli. Da qui trasse ispirazione per creare il suo celeberrimo personaggio, il ragionier Ugo Fantozzi.

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