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L'archeologo con la passione per la politica: Sebastiano Tusa morto nel disastro aereo in Etiopia

In giunta era arrivato per sostituire Vittorio Sgarbi. E tutti sapevano che quello sarebbe stato l'ultimo traguardo di una straordinaria carriera, tutta passata a cercare di riportare indietro pezzi di un passato di cui la Sicilia è stata protagonista.
Sebastiano Tusa è stato, sì, assessore regionale ai Beni Culturali. Ma è stato soprattutto un archeologo. Di più, è stato l'archeologo che ha scorto le enormi potenzialità dei fondali siciliani. Lì ha ritrovato, in decenni di instancabile attività di ricerca, pezzi pregiatissimi del tesoro archeologico siciliano.
Nel 2005 ha guidato gli scavi a Mozia, riportando alla luce, sulla strada sommersa che conduce all'isola, pezzi di una banchina. Gli scavi da lui promossi negli anni successivi a Pantelleria hanno permesso di assegnare all'isola il ruolo di "crocevia per i mercanti" in epoca antichissima. E si deve a lui, nel 2003, il ritrovamento proprio a Pantelleria dei tre ritratti imperiali di epoca romana.
Fra le sue scoperte ce n'è una che rubò la scena al Vinitaly di Verona del 2000. Lì Tusa espose per la prima volta una bottiglia antichissima, forse risalente a duemila anni fa, ritrovata nel relitto di una nave nelle acque di Favignana e che conteneva ancora intatto o quasi il vino dell'epoca. Era, si disse in quei giorni, il vino più antico del mondo arrivato fino a noi. E a presentarlo al mondo c'era proprio Tusa, che tirò fuori anche uno stile affascinante rivelando di aver potuto ricostruire attraverso i ritrovamenti frutto delle sue immersioni che quel vino proveniva proprio dalla stanza privata del comandante di una delle navi più antiche di cui si abbia notizia.
Erano gli anni in cui Tusa iniziava a progettare ciò che resterà la sua eredità alla Sicilia. La Sovrintendenza del Mare. Una struttura dedicata alla ricerca e alla valorizzazione dei reperti nelle acque siciliane: proprio lui ha guidato questa struttura dal 2004 fino a prima di entrare nella giunta Musumeci, nell'aprile del 2018.
La passione per la politica è stato l'altro suo tratto distintivo, forse il meno ricco di successi: da molti considerato vicino alla destra di Alleanza Nazionale, nel 2012 fu anche candidato al Comune di Palermo nelle file di Fli (il partito a cui Fini diede vita dopo la rottura con Berlusconi e l'uscita del Pdl) ma fallì l'elezione.
Da assessore invece non aveva perso quello stile schietto che non lasciava spazio a equivoci. In una delle ultime interviste, rilasciata al Giornale di Sicilia un paio di settimane fa, aveva detto chiaramente di non aver risorse a sufficienza per realizzare tutti i progetti che aveva in mente per la Regione. E aveva allargato le braccia: “Non mi resta che chiedere aiuto a sponsor privati”. E' stata l'ultima idea. Non ha avuto il tempo di realizzarla.

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