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La bambina uccisa a Napoli, nei disegni e nei quaderni il disagio di Chicca

NAPOLI. Disegna e cancella con insistenza figure femminili, come fossero una minaccia per lei. Disegna finestre con le sbarre, case senza porte, inaccessibili. E poi disegna case con due porte, che indicano la paura della separazione, il ricatto, la necessità di farle mantenere il segreto. Manifestava così il suo malessere Fortuna Loffredo, la bimba uccisa il 24 giugno del 2014, nel Parco Verde di Caivano (Napoli).

"L'omertà al Parco Verde? È veramente molto difficile giudicare, dare una valutazione univoca sui comportamenti delle persone che vi abitano. Ma la consapevolezza della gravità di quanto accaduto sta prendendo corpo, e assume, le assicuro, le forme del dolore. Anche lì". Monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Aversa, competente su Caivano - in un' intervista al Mattino - spiega così il silenzio dei vicini della piccola Fortuna: "In quelle case convivono disperazione e delinquenza, egoismo e buoni sentimenti, ma soprattutto regna la convinzione, sicuramente errata, che nessuno possa e debba fare qualcosa per la gente di Parco Verde, e che tutto si debba 'regolare' internamente".

"Innanzitutto - dice il vescovo - chiedo di non generalizzare, altrimenti queste persone continueranno a vivere nella dimensione della sfiducia reciproca". "Al Parco Verde - aggiunge - regna un clima generalizzato di diffidenza verso ciò che è 'espressione costituita'. Lo Stato, con le sue articolazioni, viene visto come un ostacolo, se non come un nemico". "Quello non è un quartiere maledetto, è un quartiere in cui il riscatto è difficile, occorre un'opera continua, paziente", conclude.

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