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La Juve batte l'Inter, tra Lazio e Roma vince la violenza, volano Napoli e Fiorentina

Dopo il successo nella gara d’andata dell’Allianz Stadium (2-0), la Juventus fa suo anche il derby d’Italia di ritorno contro l’Inter. A San Siro stavolta finisce 1-0 per i bianconeri grazie al gol di Kostic nel corso della prima frazione di gioco. La squadra di Allegri sale così a 41 punti in classifica, mentre gli uomini di Inzaghi, alla seconda sconfitta di fila in campionato e terza nelle ultime quattro uscite, sono costretti a restare a quota 50 vedendosi scavalcare dalla Lazio al secondo posto. In un avvio di gara molto equilibrato e combattuto, le prime due occasioni sono nerazzurre e portano la firma di Barella, che per due volte trova l’opposizione di uno Szczesny provvidenziale. Al 23' a passare in vantaggio sono invece i bianconeri, con Kostic bravo ad indovinare un diagonale mancino dall’interno dell’area sul tocco di Rabiot. La squadra di Inzaghi non sembra riuscire ad imbastire la giusta reazione, peccando di incisività negli ultimi metri di campo.

Ad inizio ripresa Brozovic ha una buona chance, ma spreca tutto dopo l’assist di Dimarco, mentre dall’altra parte ci prova Locatelli con un tiro a giro bloccato in due tempi da Onana. Il match è vivo, i padroni di casa continuano a premere alla ricerca del pareggio, mentre gli ospiti difendono con carattere il gol di vantaggio provando comunque a cercare il varco per far male in ripartenza. Nel finale è ancora la Juve ad avere due potenziali match point, ma Kostic viene prima deviato in corner, poi Onana tocca quel tanto che basta su cross di Chiesa per evitare che Locatelli intervenga per segnare il raddoppio. Gli assalti finali dell’Inter non vanno invece a buon fine, così la triplice fischio la squadra di Allegri può far festa.

Lazio e Roma, vince la violenza

Lancio di petardi con un poliziotto ferito prima del derby tra Lazio e Roma, in programma oggi allo stadio Olimpico. I fatti sarebbero avvenuti davanti al bar River. A scontrarsi ultrà giallorossi e biancocelesti nel corso dei quali sarebbe partito un petardo che avrebbe ferito un agente. Poco prima dell’intervallo, inoltre, scintille tra le due panchine. I giallorossi protestano perché Pedro non mette fuori il pallone nonostante Romagnoli sia terra e quando lo spagnolo calcia in fallo laterale viene aggredito verbalmente da Nuno Santos. Il nove biancoceleste e il preparatore dei portieri della Roma vanno faccia a faccia e le due panchine scattano accennando una rissa che si spegne dopo qualche minuto. I giallorossi lamentano anche un fallo a palla lontana di Zaccagni su Mancini, ma il direttore di gara, una volta riportata la calma, espelle Nuno Santos e Ianni, collaboratore di Sarri.

Per la partita giocata, la Lazio dimentica la delusione europea vincendo il derby per 1-0 contro la Roma grazie al gol di Zaccagni e può continuare a sognare la qualificazione alla prossima Champions; mentre per i giallorossi, dopo la debacle col Sassuolo, arriva un’altra sconfitta in Serie A, stavolta ancora più dolorosa. Due derby e due ko, entrambi per 1-0, per gli uomini di Mourinho in questo campionato. Gara "condizionata" dal rosso inflitto ai danni di Ibanez, per doppia ammonizione, poco dopo la mezzora di gioco. L'inizio è tutto di marca laziale, Luis Alberto per poco non trova l'incrocio dei pali con un destro a giro mentre dall’altra parte prova ad imitarlo Wijnaldum puntando sulla potenza senza trovare esito migliore. Ma è la Lazio a fare la partita, la serpentina di Felipe Anderson in area viene bloccata da Rui Patricio, poi la stessa sorte tocca al tiro di Zaccagni. La svolta del match arriva esattamente al 32': Roma in dieci. Gli animi si scaldano, la tensione passa anche alle panchine che arrivano a contatto e a farne le spese sono due componenti dello staff - uno per parte - che vengono espulsi dall’arbitro Massa.

La ripresa inizia con Foti (in panchina al posto dello squalificato Mourinho) che lascia Dybala negli spogliatoi inserendo Llorente e risistemando la difesa, provando a strappare almeno un punto. Ancora una volta, però, è la Lazio con Luis Alberto a suonare a carica ma il suo gran destro dalla distanza viene deviato in angolo da Rui Patricio. E’ l’antipasto del gol che arriva grazie a Zaccagni, servito in profondità, che trova il palo lungo sul quale stavolta il portiere romanista nulla può. La Roma reagisce subito trovando il pareggio con una mischia che porta Casale all’autogol ma il VAR annulla per un fuorigioco di Smalling. Rimarrà l’ultima emozione di un match che la Lazio gestisce fino al triplice fischio conquistando 3 punti pesanti in chiave qualificazione alla prossima Champions.

Marcia Trionfale del Napoli

La marcia trionfale del Napoli non si ferma nemmeno a Torino: i soliti Osimhen e Kvaratskhelia trascinano i partenopei e Ndombele mette la firma sul poker finale. Spalletti festeggia al Grande Torino a fortissime tinte azzurre, Juric colleziona la sua sconfitta più pesante alla guida dei granata.

Spalletti lancia ancora una volta i titolarissimi, senza pensare minimamente al turnover: in attacco insieme alla coppia d’oro Osimhen-Kvaratskhelia gioca Lozano, i tre di centrocampo sono i soliti Anguissa, Lobotka e Zielinski. Come terzino sinistro c’è Olivera e non Rui, completano il quartetto Di Lorenzo, Rrahmani e Kim.
Juric riserva un paio di sorprese: Ilic e Buongiorno partono dalla panchina, in mediana giocano Ricci e Linetty mentre Rodriguez si abbassa nel terzetto difensivo, lasciando spazio a Vojvoda sulla corsia mancina. Gravillon vince il ballottaggio con Djidji, il tridente è quello annunciato con Vlasic e Radonjic dietro a Sanabria. Sugli spalti ci sono anche il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, oltre agli ex granata Gian Piero Ventura e Alessio Cerci.

Il Napoli parte fortissimo, il Toro patisce un pò l’emozione: i granata sbagliano una rimessa laterale e Rodriguez è costretto a chiudere in scivolata sul tiro a botta a sicura di Lozano, dalla bandierina la traiettoria di Zielinski trova la testa di Osimhen per il vantaggio immediato. La rete subita scuote la formazione di Juric, Meret interviene maldestramente sul tentativo di Ricci da fuori e Sanabria piomba sul pallone vagante, colpendo clamorosamente il palo. Ci provano anche Vlasic, Vojvoda e ancora il centrocampista ex Empoli, la squadra di Spalletti si salva e supera il momento di maggiore pressione dei padroni di casa. Al 35’, la nuova disattenzione del Toro: Linetty atterra Kvaratskhelia in area di rigore, lo stesso georgiano realizza il penalty e firma il raddoppio.

L’inerzia della sfida è cambiata, Spalletti vuole chiuderla subito e i suoi hanno un ottimo approccio alla ripresa. E il tris è immediato: tacco di Kvaratskhelia, cross di Olivera sul secondo palo e testa di Osimhen per lo 0-3. Juric cerca le contromisure inserendo Djidji, Ilic e Buongiorno, la sua squadra non ne ha più e Ndombele, al primo pallone toccato dal suo ingresso in campo, deposita in rete l’assist di Osimhen. Spalletti concede la standing ovation al nigeriano, la sfida scivola via senza grandi emozioni: il Napoli fa altri tre passi verso lo scudetto, aspettando Inter-Juve i partenopei sono a +21 sui nerazzurri. Il Toro si ferma dopo due vittorie di fila, ma la corsa all’Europa resta aperta.

Fiorentina, col Lecce basta un autogol

La Fiorentina non si ferma più: contro il Lecce arriva la quarta vittoria di fila in campionato dopo quelle contro Verona, Milan e Cremonese che le permette di risalire in classifica fino al 9/o posto, agganciando Torino e Bologna a quota 37 punti. Non solo: con l’1-0 odierno la squadra viola centra il settimo successo consecutivo considerando anche i tre di Conference League con il Braga e l’andata e il ritorno con il Sivasspor che sono valsi la qualificazione ai quarti di finale. Un momento davvero d’oro per Vincenzo Italiano e i suoi che capitalizzano al meglio l’autorete di Gallo propiziata nel primo tempo da un cross di Saponara e un affondo di Nico Gonzalez.

Continua invece quello negativo per il Lecce che incassa la quarta sconfitta di fila senza segnare: la zona rischio è lontana ma Baroni dovrà approfittare della sosta per correre ai ripari. Il forfait in extremis di Luka Jovic, indisponibile per un attacco influenzale che lo ha colpito durante la notte ha portato Italiano a rilanciare Kouamé in attacco dopo le recenti esclusioni: l’ivoriano (che non ha sfruttato fino in fondo la chance) è stato inizialmente preferito a goleador di coppa Cabral, alle sue spalle Gonzalez, Barak (preferito a Bonaventura) e Saponara che ha vinto il ballottaggio con Ikoné. Il turnover del tecnico viola ha riguardato anche la difesa (dentro Biraghj, squalificato in Conference, e Igor) ma non la mediana dove sono stati confermati Amrabat (gigantesco) e Mandragora.

Nel Lecce scelte scontate da parte del fiorentino Baroni: l’unico cambio rispetto alle previsioni l’impiego di Gonzalez al posto dell’ex Maleh, in avanti fiducia a Colombo sostenuto da Strefezza e Di Francesco. Il vantaggio della Fiorentina è arrivato al 27’ come premio di una gara fino ad allora gestita con ordine e padronanza, senza correre rischi: cross di Saponara sul secondo palo e Gallo, nel tentativo di anticipare Gonzalez, ha deviato il pallone in porta in scivolata, beffando il proprio portiere. Lo stesso Falcone, appena chiamato dal ct Mancini in Nazionale, aveva deviato poco prima un gran tiro di Saponara dalla distanza: l’arbitro Abisso però inspiegabilmente non ha ravvisato il tocco assegnando il rinvio dal fondo fra le proteste viola. Nei primi 45’ il Lecce al di là di qualche ripartenza non ha mai impegnato Terracciano: il primo intervento del portiere viola è stato a inizio ripresa quando ha sventato un affondo di Di Francesco.

Pericolo scampato per la Fiorentina che contro un avversario mai incisivo (neppure i cambi sono serviti) ha badato a gestire il prezioso vantaggio, anche per dosare le forze, cercando il raddoppio con Gonzalez (proteste per un contatto con Umtiti in area pugliese) e Kouamé e sfiorandolo nel finale con il neo entrato Bonaventura e un inesauribile Amrabat. Alla fine il Franchi, pure stavolta pieno (quasi 35.000 spettatori), ha tributato un’ovazione alla propria squadra.

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