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Il farmacista Listro: «Missione salute e benessere»

Il farmacista di fiducia rappresenta oggi molto più di un semplice dispensatore di farmaci: è un pilastro del sistema sanitario territoriale, un professionista accessibile e preparato su cui il cittadino può contare quotidianamente. Secondo una ricerca il 77% degli italiani considera il farmacista «competente e accessibile» per la gestione della propria salute, e ben il 93% dichiara di avere una farmacia di riferimento, scelta soprattutto per la vicinanza, l’assortimento e la fiducia.  Ne parliamo con il dottore Orazio Listro, uno storico punti di riferimento nel settore.

 Come è nata l’idea di offrire un servizio di consegna domiciliare nella vostra farmacia?

«La farmacia nasce e si evolve per rispondere meglio ai bisogni delle persone. Nel nostro caso, vogliamo instaurare un rapporto che vada oltre il semplice ritiro del farmaco. Offrire la consegna a domicilio significa portare la farmacia direttamente nelle case di chi ha difficoltà a muoversi — per età, patologie o impegni quotidiani. Così garantiamo continuità terapeutica, comodità e vicinanza. Secondo alcune ricerche, la consegna a domicilio facilita la presa in carico di pazienti cronici, migliorando aderenza e accesso alle terapie».

Oltre ai servizi sanitari, avete aggiunto un’area estetica. Cosa vi ha spinto in questa direzione?

«Volevamo concretizzare il concetto di “farmacia dei servizi”: non solo farmaci, ma un luogo di benessere. L’area estetica rappresenta un valore aggiunto — un’oasi dove un’estetista qualificata accoglie le persone in un ambiente separato, professionale e rilassante. Permette alla farmacia di offrire massaggi, trattamenti viso, manicure e pedicure, pressoterapia e pulizie professionali del viso».

Come reinventate l’esperienza del cliente?

«Puntiamo su accoglienza, igiene, privacy, e un ambiente rilassante. Offriamo consulenza e prova prodotti in un ambiente dedicato, con personale fidelizzato. Vogliamo che ciascuno viva l’esperienza estetica come un momento di pausa, supportato dalla credibilità del farmacista».

Quali competenze si incontrano tra farmacista e estetista, e che valore aggiunto offrono alla persona?

«Il farmacista può offrire consulenze su prodotti dermocosmetici, integratori, analisi parametriche e percorsi personalizzati. L’estetista applica tali conoscenze sul campo, con trattamenti concreti e protocolli personalizzati. Insieme, offriamo check-up personalizzati dove si collabora per un percorso di bellezza e salute».

La figura del farmacista di fiducia oggi è cambiata radicalmente, complice anche quello che è successo durante l’emergenza Covid,  rispetto al passato...

«Durante l’emergenza pandemica, la farmacia è stata un cantiere di servizi essenziali: dai tamponi e dalle vaccinazioni fino al supporto tramite ricetta elettronica e servizi di consegna a domicilio. Queste iniziative hanno consolidato il ruolo del farmacista come presidio di prossimità, capace di alleviare il carico su ospedali e medici e di instaurare un rapporto umano e professionale con la comunità. Il successo di questa relazione si fonda sul counseling terapeutico, che mette al centro il paziente: un dialogo basato sull’ascolto, empatia e adattamento al singolo individuo. È proprio questa vicinanza emotiva e la capacità di fornire consulenze mirate che rafforzano l’aderenza terapeutica e la percezione del farmacista come alleato nella tutela della salute».

 

Tumore del fegato, verso nuove terapie

Le cellule tumorali del fegato sono in grado di modificare la propria costituzione e rendere inefficaci le cure. Una scoperta che apre la strada a nuove strategie terapeutiche mirate e potenzialmente più efficaci. È quanto emerge da uno studio coordinato dall’Università Statale di Milano e dall’Istituto Europeo di Oncologia, pubblicato sulla rivista Signal Transduction and Targeted Therapy (Nature Group), con il sostegno della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro. «Come alcuni animali cambiano pelle per adattarsi all’ambiente, anche le cellule tumorali si trasformano, modificando la propria struttura in modo da sfuggire all’effetto dei farmaci - spiega Nico Mitro, già vincitore del Career Development Award della Fondazione Armenise-Harvard e docente di biochimica dell’Università degli Studi di Milano-. Dopo una prima fase di trattamento farmacologico, le cellule cancerose sopravvissute sono in grado di riorganizzare i lipidi nella loro membrana esterna e diventare così resistenti ai trattamenti». I ricercatori hanno scoperto che le cellule tumorali «imparano» a deviare le vie del metabolismo degli zuccheri per produrre glicerolo, una molecola che funge da «impalcatura» per costruire nuove membrane cellulari. Contemporaneamente le cellule cancerose assorbono acidi grassi dall’ambiente esterno, che si legano al glicerolo e completano così una nuova struttura della membrana. Questo rimodellamento rafforza le cellule tumorali, rendendole più resistenti allo stress causato dai trattamenti. Il team di ricerca ha analizzato in laboratorio come si comportano le cellule tumorali del fegato quando vengono trattate con sorafenib, un farmaco usato nei casi più avanzati di carcinoma epatocellulare. Anche se inizialmente efficace, dopo alcuni mesi perde spesso la sua capacità di agire nel 50% circa dei pazienti poiché il tumore sviluppa resistenza, lo studio ha anche individuato due possibili segnali nel sangue per monitorare l’efficacia della cura: l’accumulo di D-lattato indicherebbe che il farmaco sta funzionando, mentre un aumento di glicerolo potrebbe segnalare l’inizio della resistenza. «Queste scoperte aprono nuove prospettive nella lotta contro il carcinoma epatocellulare e, più in generale, nella comprensione dei meccanismi con cui i tumori diventano resistenti ai farmaci», conclude Mitro.