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La Sicilia e le potenzialità inespresse

Scrivo dopo aver letto la lettera di Simona Di Giovanni che mi ha molto colpito, in quanto molto simile alla mia esperienza di vita. Ho 25 anni, mi sono laureato nel 2008 in ingegneria presso l'università di Palermo e, da circa un anno e mezzo, studio presso l'università di Catania, dove sto per conseguire la laurea specialistica. Tralasciando i motivi per cui ho dovuto trasferirmi, in quanto non attengono all'argomento della lettera, vorrei soffermarmi sull'allontanamento dalla propria città, dai propri cari e dalle proprie abitudini.Posso assicurare che la sensazione che si prova all'inizio è veramente brutta, qualsiasi sia la città in cui si va, soprattutto perchè, secondo me, si ha la paura di doversi ricostruire una vita in un posto nuovo dove non conosci nessuno ma poi, pian piano, si riesce a costruire i propri spazi, le proprie abitudini e, al fatto di abitare in un'altra città, non ci si pensa proprio più.
Tutto questo, nonostante torni a Palermo nei fine settimana, non comporta che la città non mi manchi, i suoi odori e, soprattutto, i suoi sapori non mi manchino, come la mia famiglia e la mia ragazza, però penso che, se sono "costretto" a stare fuori, è perchè ho scelto di costruirmi un futuro diverso da quello che potrei avere restando e che, si spera, mi permetterà nella vita di farmi una famiglia.
Tra qualche mese, tra l'altro, svolgerò il tirocinio proprio a Torino e, sono cosciente, che il mio futuro lavorativo non potrà che essere lì.
Per tutto questo dico che preferisco lasciare la mia città, con tutti i suoi pro e i suoi contro, piuttosto che restare senza avere la benchè minima traccia di un lavoro, in quanto, inutile girarci intorno, il lavoro è fondamentale per tutto nella vita: per vivere, per sposarsi, per mettere al mondo dei figli. Senza lavoro, non ci può essere tutto questo.
Tutto ciò può essere anche triste, ma noi non facciamo altro che pagare delle colpe non nostre e, anzi, il fatto che le aziende del nord assumano ragazzi del sud, laureati nelle università del sud, dovrebbe renderci orgogliosi del fatto che anche qui, con tutte le difficoltà del caso, le capacità possono venire fuori e dovrebbe farci riflettere su quante potenzialità inespresse abbia questa terra e tutti coloro che la abitano; il nostro sogno deve essere quello di tornare un giorno e far sviluppare a dovere la nostra città e la nostra regione. Non è una questione di fortuna o sfortuna nella vita: è una questione di priorità nella vita, fermo restando l'amarezza nell' essere "costretti" a lasciare la propria vita.
Giuseppe Gullo, Palermo

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