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E' allarme: "La dipendenza da smartphone è una malattia"

FIRENZE. Per gli esperti la dipendenza dallo smartphone è una malattia. La nomofobia, come viene definito il timore ossessivo di non essere raggiungibili al cellulare, colpisce per lo più giovani tra i 18 e 25 anni, con bassa autostima e problemi relazionali.

Chi ne è colpito può arrivare a sperimentare veri e propri attacchi di panico, con tanto di vertigini, tremore, mancanza di respiro e tachicardia in caso di assenza di rete mobile o di cellulare fuori uso.

Del problema, e dei suoi possibili rimedi, si parlerà in occasione del congresso nazionale di psichiatria dinamica in corso a Firenze.

Per gli esperti il fenomeno della nomofobia è in parte collegato con l’uso compulsivo dei social:

«L'abuso dei social network può portare all’isolamento - spiega Ezio Benelli, presidente del congresso e dell’International foundation Erich Fromm -, l’utilizzo smodato e improprio del cellulare può provocare non solo divari enormi tra persone, ma anche a chiudersi in se stesse e a alimentare la paura del rifiuto».

Secondo l’ente di ricerca britannico Yougov, più di 6 ragazzi su 10 tra i 18 e i 29 anni vanno a letto in compagnia dello smartphone, e oltre la metà degli utenti di telefonia mobile (53%) tendono a manifestare stati d’ansia quando rimangono a corto di batteria, di credito o senza copertura di rete.

«Il fenomeno è in forte crescita» afferma Giuseppe Rombolà Corsini - psicologo, psicoterapeuta e vice direttore della scuola di psicoterapia Erich Fromm.

«Un intervento utile - aggiunge - può essere quello della psicoterapia», «attraverso una tecnica specifica come lo psicodramma, terapia di gruppo che spinge il soggetto a compiere un’azione che in qualche modo possa richiamare la sua storia personale».

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