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La pesca sportiva "in aiuto" degli squali del Mediterraneo

ROMA. L'uso delle reti nella pesca intensiva, la ricerca spasmodica delle pinne degli squali per l'uso alimentare (soprattutto nella tradizione orientale), il commercio di parti di squalo usate come souvenir (i denti per esempio). Sono le azioni che stanno decimando la popolazione degli squali nel Mediterraneo ma anche nel resto del mondo. Ma in aiuto degli squali ci sono i pescatori. La Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee ha modificato il regolamento di pesca sportiva che adesso prevede l'obbligo del rilascio in mare di tutti gli esemplari di squali e razze pescati.

Gli animali saranno d'ora in poi marcati con un tag ovvero gli verrà applicata una targhetta numerata e per ogni squalo marcato saranno rilevati dati quali luogo di cattura, lunghezza che poi saranno confrontati in caso di ricattura. Grazie al progetto SharkLife, i pescatori sportivi hanno marcato 57 squali, è stato spiegato oggi a Roma ad alcune scolaresche da Fipsas nell'ambito del progetto Sharklife per la salvaguardia delle 45 specie di squali presenti nel Mare nostrum (in Italia ce ne sono 43).

Il progetto, che vede come capofila il Cts ed è finanziato dall'Unione Europea, punta proprio alla conservazione degli squali, che non sempre hanno valore commerciale, ma che molto spesso vengono catturati accidentalmente. Nel salone d'onore del Coni - presenti tra gli altri il presidente Giovanni Malagò e il presidente Fipsas Ugo Claudio Matteoli - è stato presentato anche il libro, «Alla scoperta della pesca sportiva in mare» realizzato dalla Federazione Pesca Sportiva con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole per fornire conoscenze sugli attrezzi utilizzati nella pesca sportiva e sulla loro sostenibilità ambientale, sulla biodiversità marina, sulla pesca alle specie consentite nei mari italiani e sulla diffusione della cattura con rilascio del pesce vivo alle specie cosiddette a rischio e/o sottomisura, sulle risorse alimentari derivanti dal mare e sui soggetti deputati al controllo.

Il sottosegretario all'Ambiente Barbara Degani ha rilevato che «insegnare ai bambini a porsi correttamente nei confronti dell'ambiente che li circonda è il nobile obiettivo che avvicina il Ministero dell'Ambiente alla Fipsas». Degani ha annunciato che a breve presenterà assieme al Miur «un progetto molto importante che avrà una grande ricaduta su tutto il Paese» e che
«parte proprio dai bambini» che «sono loro il nostro futuro e potranno a pieno titolo essere chiamati nativi ambientali. Credo che comminare sanzioni, contemplare reati in ambito ambientale sia doveroso ma non sia sufficiente: è necessario intervenire con una politica di grande respiro, a lungo termine altrimenti il patrimonio che abbiamo a disposizione oggi non ci sarà più domani. Ecco allora entrare in campo l'Educazione ambientale come strumento imprescindibile da cui partire per far capire l'importanza di alcune scelte».

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