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Artrite cronica e tumori, cure sempre più a misura di bimbo

Questi gli ultimi risultati presentati al Congresso Ricerca pediatrica

ROMA. Un bambino su mille è affetto da una forma di artrite cronica, ma cure sempre più a misura di bimbo permettono di convivere al meglio con la malattia e in alcuni casi anche di guarire. Altrettanti i progressi nel campo dell'oncologia pediatrica che, a fronte di circa 1400 nuovi diagnosi di neoplasia fatte ogni anno su bambini e ragazzi tra 0 e 15 anni, riescono oggi in molti casi a curare senza radio e chemio, grazie ad aprocci immunoterapeutici, oggi disponibili anche per i più piccoli.

I nuovi risultati della ricerca scientifica in materia di pediatria sono stati presentati nel corso del Congresso Nazionale SIRP (Società Italiana di Ricerca
Pediatrica) a Chieti. «Grazie all'immissione in commercio di farmaci espressamente registrati per il bambino e in grado di inibire selettivamente singole molecole che giocano un ruolo fondamentale nel percorso infiammatorio dovuto ad artrite reumatoide giovanile o, in generale, malattie reumatologiche, le percentuali di remissioni della malattia, pur se molto variabili, possono arrivare fino al 50% e miglioramenti consistenti della sintomatologia si notano nella maggioranza dei pazienti», chiarisce Alberto Martini, presidente della Società Europea di Reumatologia pediatrica e ordinario pediatria presso l'Università di Genova e direttore del Dipartimento di pediatria dell'Ospedale Gaslini di Genova.

«Farmaci inibitori selettivi delle molecole che provocano l'infiammazione e dunque diretti contro le molecole che producono il danno - sottolinea -
silenziando le cellule le rendono inattive. Così diminuisce l'infiammazione che erode le superfici articolari e cambia la qualità della vita dei piccoli pazienti». A fare il punto sui moltissimi i progressi fatti negli ultimi anni in oncologia pediatrica, in particolare per quanto riguarda le leucemie acute come la lifoblastica e alcuni tumori solidi come il neuroblastoma, è Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Oggi è possibile curare la leucemia acuta premielocitica, una variante di leucemia mieloide acuta, nel 95% dei piccoli
pazienti senza usare chemioterapia ma con un precursore della vitamina A (acido trans retinoico) e un derivato dell'arsenico (arsenico triossido)», spiega l'esperto. Niente radio, nè chemio ma immunoterapia, più efficace e anche più selettiva, dunque con meno effetti collaterali.

«Approcci immunoterapeutici di questo tipo, basati su anticorpi monoclonali e cellule geneticamente modificate - prosegue - possono curare il 50% dei pazienti dei tumori infantili in piccoli pazienti resistenti ai chemioterapici convenzionali».

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