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Il fumo passivo provoca il cancro: l'80% degli italiani ignora il pericolo

Il 71% fuma regolarmente in luoghi chiusi, mentre per il 43% smettere con le sigarette non riduce il rischio di sviluppare la malattia

ROMA. Otto italiani su 10 non sanno che il fumo passivo provoca il cancro del polmone: il 71% fuma regolarmente in luoghi chiusi, mentre per il 43% smettere con le sigarette non riduce il rischio di sviluppare la malattia. Una diffusa ignoranza che preoccupa, visto che il 49% dichiara di fumare in presenza di bambini e solo il 45% cambierebbe il suo stile di vita per prevenire la neoplasia. Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio condotto dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) su oltre 3.000 cittadini. L'indagine fa parte della campagna nazionale di sensibilizzazione sul tumore del polmone, promossa dall'AIOM e che parte a Torino.

L'iniziativa ha il patrocinio della Fondazione Insieme contro il Cancro e dell'associazione dei pazienti WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe) e prevede un tour nazionale in 8 Regioni. «Il tumore del polmone si caratterizza per un forte stigma sociale - afferma Silvia Novello, presidente WALCE -. Il 59% degli intervistati ritiene che chi è colpito, soprattutto se si tratta di un tabagista, sia 'colpevole' della sua condizione. Ricordiamo che respirare sigarette, proprie e altrui, determina il 90% del totale dei decessi per tumore del polmone. E il fumo passivo è un importante fattore di rischio, che aumenta fino al 30% le probabilità di sviluppare la malattia. Ma troppi ignorano le regole della prevenzione. Per questo abbiamo deciso di promuovere un progetto nazionale rivolto a cittadini, oncologi e Istituzioni».

L'AIOM prevede anche la diffusione nei centri di oncologia di due opuscoli informativi: uno sui danni del fumo, da distribuire anche negli ambulatori dei medici di famiglia, l'altro su come affrontare al meglio questa neoplasia, destinato ai pazienti e familiari. Le sigarette, avverte Giorgio Scagliotti, direttore Dipartimento di Oncologia dell'Università di Torino, «possono trasformare il salotto di casa o l'auto in vere camere a gas. Sarebbe opportuno estendere i divieti al fumo a tutti gli ambienti chiusi o affollati come auto, spiagge, stadi e parchi. Solo così si può difendere la salute, specie delle persone più a rischio, come donne in gravidanza e bimbi».

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