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«Berte maggiori» a Linosa Un progetto per tutelarle

Specie minacciata soprattutto dal ratto nero, predatore delle uova e dei pulcini. Fino a dicembre 2016 un piano europeo di salvaguardia. Coinvolta l’università di Palermo

Polo di attrazione per i turisti amanti della natura e orgoglio della popolazione locale, sono definite le «sirene» di Linosa, le berte maggiori hanno fatto dell'isola il «nido» prediletto del Mediterraneo. Presenti con la colonia più numerosa del Mare Nostrum, un progetto europeo fra l'università di Palermo, Fare Ambiente, Legambiente e il dipartimento regionale dello Sviluppo rurale e territoriale, ne salvaguardia la popolazione nelle isole di Linosa, Lampedusa e Lampione.
Sono circa 10 mila le coppie di berta maggiore mediterranea, specie endemica e che vive esclusivamente nel Mediterraneo, che nidificano nella costa di Linosa. Un numero che equivale praticamente a oltre il 60 per cento degli esemplari presenti in Italia: la più numerosa d'Europa e la seconda a livello globale; tanto da rendere l'isola famosa appunto come «Isola delle berte». Questi animali al tramonto offrono uno spettacolo esclusivo nel litorale della Mannarazza dove si concentrano le coppie a nidificare durante la stagione riproduttiva: stormi di berte si uniscono in coreografie e canti particolarissimi e suggestivi, che rassomigliano al pianto dei neonati, da qui la leggenda popolare che questi uccelli siano la reincarnazione delle anime dei compagni di Diomede alla ricerca del loro condottiero disperso in mare. Dopo il volo, aspettano che cali la sera adagiati sull'acqua. Da aprile a ottobre, un appuntamento fisso e caratteristico dell'isola, tanto da diventare polo di attrazione turistica, soprattutto per birdwatchers e appassionati della natura, che, ospitati in piccole barche da pesca, hanno modo di ammirare il raduno all'imbrunire. Le berte sono uccelli pelagici e passano la loro vita in mare aperto e vengono sulla terraferma solo di notte, per riprodursi e deporre le uova. Ogni coppia depone un solo uovo, abbastanza grande, all'interno di cunicoli e coste rocciose.
Nonostante la loro massiccia presenza sull'isola, tante le minacce che possono metterne a dura prova la specie: il ratto nero, predatore delle uova e dei pulcini, il pericolo principale. Su 10 coppie che arrivano nei siti riproduttivi, solo 3 o 4 pulcini arrivano all'involo, quando poi tra ottobre e novembre li attende una lunga migrazione per svernare nel golfo di Guinea. Un progetto, che durerà fino a dicembre 2016, mira a tutelare e salvaguardare questa specie. Finanziato nell'ambito del programma europeo Life + 2011, «Pelagic birds», realizzato dal dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell'università di Palermo, il dipartimento regionale per lo Sviluppo rurale, Fare Ambiente e Legambiente Sicilia, ha come obiettivo la conservazione della principale popolazione europea della berta maggiore mediterranea a Linosa, Lampedusa e Lampione; ma anche degli altri uccelli pelagici: berte minori e uccelli delle tempeste. «Finalità del programma è quello di aumentare la percentuale di pulcini che arrivano all'involo, tutelando non solo gli esemplari, ma anche i siti e l'habitat - spiega Bruno Massa, docente di Entomatologia all'università di Palermo e responsabile scientifico di "Pelagic birds" -. Dall'attuale 40 per cento dobbiamo passare all'80 per cento. Tra le azioni di salvaguardia, l'eradicazione del ratto nero, estraneo alla fauna locale e importato accidentalmente sull'isola». A giugno partirà l'eradicazione di due piante: «tra cui la cosiddetta "Barba di Giove", il Carpobrotus, che è fonte di alimentazione per i ratti neri - chiarisce Gabriella Lo Verde, ricercatrice universitaria -, disincentivando così la loro presenza sull'isola». «Obiettivo - conclude il professore Bruno Massa - è quello di fare di Linosa davvero l'isola delle berte, ma anche di portarvi, in primavera e in autunno, un turismo alternativo di appassionati ornitologi e birdwatchers».

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