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Libro, incontro coi giovani, recital: la «due giorni» palermitana di Ughi

Alla Feltrinelli il violinista presenterà il suo volume autobiografico. «Ho capito che quel che oggi ci manca è la spiritualità»

PALERMO. Quel trillo del diavolo. Note della mia vita è il libro di Uto Ughi edito da Einaudi che sarà presentato dall'autore oggi alle 18 alla Feltrinelli. Un en plein a Palermo per il violinista che incontrerà domani alle 11 al Politeama un pubblico di studenti, con Alessandro Specchi al pianoforte, e alle 17,15 e martedì alle 21,15 il pubblico degli Amici della Musica per due recital.

SI PARLA SPESSO DEL DIAVOLO PER IL VIOLINO, VAPORI SULFUREI SOLO PER QUESTO STRUMENTO. PERCHÉ?
«Una leggenda paganiniana. C'è già il “trillo del diavolo” in Tartini e si parla di uno spirito dietro Paganini».

E IL SUO LIBRO...
«Mi era stato chiesto un paio d'anni fa da Einaudi. Non ci avevo mai pensato. E allora ho voluto scriverlo sulle esperienze dei grandi artisti. Ho viaggiato moltissimo e incontrato persone che mi hanno lasciato un marchio molto importante della loro genialità, Casals, Segovia, Rostropovich con cui ho collaborato in America. Una persona di grandissima umanità. Anche Rubinstein era generoso e comunicativo. Borges l'andai a trovare a Buenos Aires: parlava di Shakespeare, di Dante, di Leopardi come di persone di famiglia».

MUSICISTI, SCRITTORI MA ANCHE ALTRI GRANDI PERSONAGGI?
«Madre Teresa di Calcutta. Ho fatto un concerto per la sua Comunità. E dopo l'incontro con lei di mattina, nel pomeriggio ho incontrato Papa Wojtila».

C'È ANCHE UNO SPAZIO RISERVATO A LEI STESSO?
«Ho parlato molto dei miei viaggi per conoscere nuove culture. L'India è stata un'esperienza spirituale. Hanno ancora quello che noi abbiamo un po’ perduto, il misticismo, il mistero, l'esistenza dell'imponderabile. Anche nella letteratura giapponese c'è un richiamo alla trascendenza che mi attira moltissimo. Noi oggi viviamo una crisi tremenda dei valori assoluti e la cultura ne soffre moltissimo. In Italia in particolare per i giovani musicisti non ci sono prospettive: orchestre che spariscono, teatri gestiti male. Per i politici la cultura è il fanalino di coda».

I SUOI 70 ANNI: UNA VITA PER LA MUSICA, CON NOSTALGIA, CON FIDUCIA?
«Io cerco di testimoniare qualcosa. La nostalgia deve essere uno sprone per fare qualcosa di positivo».

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