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Dall’estinzione alle nostre tavole Rinasce il cavolo vecchio di Rosolini

Questo tipo di ortaggio, che era quasi scomparso, è stato salvato da un ristretto numero di persone e dal contributo di Slow Food, che di recente ne ha fatto un presidio

Salvato dall'estinzione grazie ad un ristretto numero di persone che l'hanno utilizzato solo per un uso domestico con seme autoprodotto e grazie a Slow Food che ne ha fatto di recente un presidio. È il Cavolo Vecchio di Rosolini. La sua storia si intreccia con le abitudini alimentari della famiglia contadina a cavallo tra le due guerre e fino agli inizi degli anni '60.
La sua coltivazione veniva realizzata ai margini della salina, la concimaia scavata nel terreno in cui periodicamente veniva accumulato quanto prodotto dagli animali nelle stalle. Da circa due anni, un gruppo di giovani produttori ha voluto intraprendere un percorso di valorizzazione di questo ortaggio. «Il progetto di valorizzazione del Cavolo Vecchio - afferma Piergiorgio Gerratana, presidente dell'associazione Produttori Brassicari Rosolinesi- non serviva a cambiare le sorti delle singole aziende agricole partecipanti, ma a difendere un patrimonio di saperi e sapori. Non a caso sin dalle prime riunioni ci siamo accorti che erano proprio i produttori più anziani che conoscevano l'esistenza della pianta, per il resto era a tutti sconosciuta. La cosa curiosa è che sono stati proprio i produttori più giovani che hanno creduto e investito sul progetto in quanto ritengono che le nuove generazioni non possono essere complici della scomparsa di culture e tradizioni del territorio. La nascita dell'associazione è importante anche per un altro aspetto: la debolezza della agricoltura siciliana è data dalla estrema parcellizzazione e poca specializzazione delle aziende che non hanno mai conosciuto una esperienza di tipo cooperativistico. L'associazione sotto questo punto di vista è una grande novità».
Dalla produzione 2012 è stato prodotto circa 1,5 chilogrammi di semi che in parte è stato utilizzato per la produzione di piantine per l'anno 2013 da parte di un vivaio vicino. Sono state così prodotte circa 16 mila piantine che sono state distribuite agli otto soci dell'associazione, realizzando piccoli appezzamenti di terreno investite dalla coltura. La produzione ottenuta, a partire da ottobre, è stata impiegata prevalentemente a scopo promozionale attraverso il coinvolgimento di ristoratori locali, supermercati e soprattutto nei mercatini locali dei contadini dove ha riscosso un notevole successo. «Riesumarlo - commenta il dottor Giuseppe Cicero, Dirigente dell'Assessorato regionale alle Risorse Agricole, che ne ha curato l'iter per il riconoscimento - ha significato mettere insieme otto produttori locali, tutti giovani, che sono riusciti a coltivare 10 mila piante su una superficie di circa un ettaro».
La raccolta del cavolo vecchio ha inizio ad ottobre, e con 4-5 sfalci, è disponibile fino a marzo. Si presta benissimo al consumo a chilometro zero, anche se l'obiettivo del Presidio, oltre alla salvaguardia, è quello di studiarne una possibile commercializzazione. Il Cavolo Vecchio di Rosolini fa parte della famiglia delle Brassicacee e, secondo alcuni autori, è il capostipite da cui sono derivate tutte le diverse declinazioni di cavoli, broccoli, cavolfiori, etc. Si contraddistingue per la durata poliennale del ciclo biologico e per una fase vegetativa molto prolungata che gli ha fatto guadagnare il nome di cavolo vecchio. La parte edibile sono i germogli teneri, caratterizzati da un accentuato sapore forte. Interessanti inoltre sono le proprietà antiossidanti che lo rendono un alimento da salvaguardare anche in virtù dei benefici che può avere sulla salute. «Test di laboratorio - conclude Piergiorgio Gerratana- ci hanno confermato una elevatissima presenza, 100 volte superiore rispetto alle altre brassicacee, di enolo-3-carbinolo, elemento anti tumorale e anti ossidante».

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