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Visitare la Sicilia attraverso la rete A scuola creati siti web per stranieri

I ragazzi della paritaria bilingue «Thomas More» di Palermo hanno realizzato su Wikipedia una pagina in inglese per raccontare i tesori e le architetture delle città

PALERMO. Per chi è straniero e non conosce la cultura palermitana ma vuole cimentarsi nella preparazione delle prelibatezze sicule e vuole conoscere la storia dei luoghi simbolo del capoluogo siciliano, può farlo navigando sul web.
I ragazzi del primo e del secondo anno di liceo della scuola paritaria bilingue, «Thomas More», hanno realizzato le pagine Wikipedia in lingua inglese che spiegano e raccontano le storie e le architetture dei siti più importanti di Palermo. Ma non solo. Infatti, per i visitatori stranieri che amano cucinare e sperimentare, i giovani studenti hanno ideato un blog culinario dal nome «Panelle e crocchè». Un'idea originale mai realizzata prima, creata proprio dai ragazzi.
A seguirli passo dopo passo, è stato il loro professore di lettere, Paolo Monella: «Oltre ad essere un insegnante di lettere sono anche un professore di geografia. Ma oggi l'insegnamento di questa materia è molto diverso rispetto al passato. Non ci si limita più al solo studio delle città e delle grandi capitali. Adesso l'approccio si basa sul confrontare la nostra cultura con altre, soprattutto quelle internazionali - continua il professore - e così seguendo questo filone di insegnamento, ho chiesto ai ragazzi come e cosa potevamo inventarci, per far conoscere e rapportare i nostri usi e costumi con quelli di altri paesi. A unanimità le classi composte da ragazzi di 14 e 15 anni, quindi che frequentano il primo e il secondo anno di liceo, hanno deciso di far conoscere ai turisti il nostro cibo. Abbiamo così creato un blog di ricette siciliane che si chiama, Panelle e crocchè, che prende il nome dal piatto tipico palermitano. Gli stranieri che vogliono conoscere e provare ai fornelli le pietanze siciliane, possono consultare questo ricettario on line, scritto proprio dai ragazzi. In alcuni casi, i turisti possono anche vedere l'effetto finale del piatto. Gli studenti, infatti, hanno caricato anche delle foto».
Dalla pasta con il nero di seppia alle arancine fino alle sarde a beccafico: sono alcune delle ricette, presenti sul blog culinario, scritto in inglese dagli studenti della scuola, «Thomas More».
I visitatori stranieri non solo potranno conoscere i passaggi fondamentali per realizzare le squisitezze sicule ma potranno apprendere anche le storie e le curiosità che si nascondono dietro ogni piatto. I ragazzi, infatti, hanno pure inserito le varie leggende che da secoli caratterizzano alcune pietanze: «Hanno voluto anche inserire le narrazioni che ogni ricetta siciliana si porta dietro - afferma l'insegnante, Paolo Monella - ad esempio, oltre a raccontare la preparazione delle arancine, gli studenti hanno scritto sul blog anche la leggenda di Santa Lucia. Proprio perché le arancine a Palermo si mangiano principalmente il 13 dicembre, per la festa della Santa. È stato un lavoro in cui i ragazzi hanno creduto molto. Con passione hanno voluto far conoscere ai turisti la nostra cultura. Il cibo è uno dei valori a cui siamo legati e gli studenti hanno voluto trasmettere ad altre culture queste nostre tradizioni». Da mostrare e raccontare a numerosi turisti non è solo il cibo.
Gli studenti dell'istituto «Thomas More», hanno creato sempre in lingua inglese le pagine Wikipedia sui luoghi più importanti di Palermo. Fino a poco tempo fa, non esistevano delle pagine on line che spiegavano in inglese i «gioielli d'arte» del capoluogo siciliano: «Sempre insieme ai ragazzi del primo e del secondo anno di liceo, abbiamo realizzato pagine Wikipedia sui siti palermitani - spiega il professore - la Cattedrale, Mondello, il Foro Italico: sono alcuni protagonisti delle pagine realizzate dagli studenti. È stato un grande lavoro. I ragazzi hanno dovuto cercare numerose fonti che sostenessero le tesi scritte in inglese su ogni luogo. È stato necessario fare una puntuale bibliografia. È stata una bella esperienza».

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