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Censimento dei rettili in Sicilia Ventidue specie, 14 da tutelare

Pronti i primi risultati di uno studio dell'Università di Palermo. Tra sei mesi la pubblicazione di una guida con tutte le caratteristiche degli esemplari

PALERMO. Sono ventidue le specie di rettili siciliani e quattordici sono riconosciute come animali da tutelare. Tre le razze endemiche, presenti soltanto nell'Isola, e altrettante quelle particolarmente minacciate e definite appunto «a rischio». Sono i primi risultati di un progetto messo a punto dall'Università degli studi di Palermo, attraverso il dipartimento Scienze e Tecnologie biologiche, chimiche e farmaceutiche (Stebicef) e il Dipartimento interventi strutturali dell'assessorato regionale per le Risorse agricole e alimentari, ente finanziatore. Uno studio sul campo che tra i diversi obiettivi ha quello di realizzare una mappatura della distribuzione e dello stato di conservazione della fauna vertebrata siciliana, cioè anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. «Uno studio avviato tre anni fa - spiega il professore Mario Lo Valvo, docente di zoologia dell'Università di Palermo e responsabile scientifico del progetto - che si è concretizzato in un lungo lavoro di analisi e categorizzazione dei diversi esemplari vertebrati siciliani. Ottenuti i primi risultati della ricerca, fra sei mesi contiamo di pubblicare una guida con tutte le specie presenti in Sicilia, le loro caratteristiche, diffusione nel territorio e il livello di rischio: se minacciate o meno».
Una mini enciclopedia della biodiversità vertebrata siciliana, che «servirà a far conoscere - specifica Lo Valvo - ma soprattutto a sensibilizzare i cittadini verso specie meno amate, ma presenti, come i rettili o gli anfibi». Dallo studio emerge che sono ventidue le specie di rettili presenti in Sicilia, di queste almeno quattordici possono considerarsi di prevalente interesse naturalistico, perché tra quelle da tutelare. Tra lucertole, serpenti, tartarughe e gechi, tre sono i rettili considerati endemici e presenti in Sicilia. Tra questi la testuggine palustre siciliana, tartaruga d'acqua dolce, che ha caratteristiche genetiche proprie rispetto alle altre testuggini, è riconoscibile dalla colorazione gialle e a macchie del piastrone (la parte inferiore dell'animale). «È oggi presente soprattutto in alcune riserve naturali - spiega il professor Lo Valvo - come a Ficuzza, Monte Capodarso e Valle dell'Imera, nel nisseno, Torre Salsa, a Siculiana, Lago Preola e Gorghi tondi, a Mazara del Vallo, in ciascuna delle quali ne sono state rilevate un centinaio circa». La più numerosa però si trova a Capodarso e Valle dell'Imera, dove sono stati stimati circa 670 individui.
Assolutamente siciliana è anche la lucertola di Wagler, diffusa in tutta l'isola, ma difficilmente si potrà vedere nel messinese e nei Peloritani, dove non sembra essercene traccia. È invece molto numerosa alle Egadi. Si distingue dalla comune perché ha due strie chiare sul dorso e macchie nere sul ventre e ha una lunghezza in media di 25 cm. Infine, c'è anche la lucertola delle Eolie, presente solo a Vulcano, Strombolicchio, Salina e Filicudi.
Particolarmente a rischio sono invece considerate le tartarughe sicule: oltre alla palustre, anche la Hermanni e la Caretta caretta. E se si parla di rettili, non si possono non citare anche i serpenti: dieci le specie classificate, ma solo una è velenosa, la vipera. «Si tratta di un animale - rassicura Lo Valvo - sì presente in Sicilia ma in luoghi disabitati e la sua popolazione è minima». Difficilissimo insomma incontrarla. Dei serpenti siciliani, il gongilo e il colubro liscio, diffuso nella parte settentrionale dell'Isola e il rarissimo colubro leopardino, riconoscibile perché maculato e lungo sino a un metro e ottanta, ma presente solo nel triangolo Gela, Catania e Ragusa.

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