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Vicino alle città aumentano i rischi di ferimento

Cicogne bianche sempre più vicine alle zone residenziali, ma ecco sorgere le prime difficoltà di adattamento. Se da un lato, gli esemplari di cicogna sono in aumento e sono sempre più visibili e vicini all'uomo; dall'altro, però, può capitare che si verifichino dei problemi legati alla presenza umana. «Sebbene a favorirne l'aumento siano senz'altro una diminuzione degli elementi di disturbo (come la caccia) e una maggiore presenza di cibo, non possiamo ancora parlare di un vero e proprio inurbamento di questa specie, come invece accade in altri Paesi europei, dove alcuni esemplari nidificano persino sui tetti delle case. La cicogna, però, è ancora un animale indifeso e le barriere nelle zone abitate sono troppe», spiega Giuseppe Rannisi, delegato della Lipu di Catania. Troppi ostacoli, dunque, nelle città e nei centri abitati, così questi animali optano per le aree aperte e pianeggianti destinate alla coltivazione. Nella Piana di Gela,ad esempio, dove più alto è il numero di esemplari, «si è instaurato un vero e proprio rapporto di collaborazione fra contadini e cicogne - racconta Aldo Sarto della Lipu di Caltanissetta - Queste ultime infatti si nutrono di insetti, topi e piccoli rettili, animali che potrebbero invece danneggiare i raccolti. Ragione per cui sono ben accette e libere di frequentare i campi arati». Non è un caso, tra l'altro, che nella Sicilia occidentale i nidi siano così rari, proprio perché minore è il numero delle zone agricole. «Sono pochi i luoghi da Palermo a Trapani - specifica Antonio Provenza, delegato della Lipu di Alcamo - in cui le cicogne possono nidificare. Infatti solo 6 i nidi avvistati, tutti vicini ad aree industriali e non residenziali». Nonostante la scelta di luoghi poco popolati, però, non sono pochi i pericoli a cui questa specie è esposta, soprattutto durante i primi involi dei più giovani. «Può succedere che qualche cicogna si ferisca durante il volo o restando incastrata in qualche traliccio o albero - spiega Grazia Muscianisi, volontaria del Centro di recupero di fauna selvatica di Belpasso, adibito al soccorso di animali feriti nella zona fra Catania e Siracusa - La media è di circa 1 o 2 casi l'anno, soprattutto giovani ancora inesperti nel volo. Percentuale non proprio minima se si considera il numero totale di esemplari». Anche al Centro di recupero di fauna selvatica di Ficuzza arriva qualche cicogna ferita e, con la stessa frequenza di 1 o 2 casi l'anno, di solito proprio all'inizio della stagione estiva. «A restare feriti - conclude Antonio Provenza - sono soprattutto pulcini che hanno difficoltà nei primi involi e riusciamo a recuperarli perché a partire da aprile».


A.S.

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