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Jogging, il momento migliore? Uno studio: è la pausa pranzo

A dirlo il team di Christopher Colwell al Los Angeles’s Brain Research Institute. Il segreto sarebbe soprattutto la diversa esposizione alla luce

PALERMO. L’uomo, come diceva Cartesio, è una macchina perfetta. E come tutte le macchine, deve essere curato. Facendo jogging, ad esempio. Ancora meglio se durante la pausa pranzo. Perchè? Si ottengono risultati migliori, più duraturi e quindi anche più piacevoli. A dirlo è uno studio condotto dal team di Christopher Colwell al Los Angeles’s Brain Research Institute, all'Università della California, che ha dimostrato come l'attività fisica può influenzare il nostro ritmo circadiano, responsabile del ripetersi ciclico di numerosi fenomeni biologici, tra loro sincronizzati, quali il ritmo veglia-sonno, le modificazioni della pressione arteriosa, della temperatura, e capace di regolare il funzionamento di organi come cuore, fegato e cervello. Tuttavia l'orologio biologico può essere influenzato da fattori esterni, come le abitudini, l’attività lavorativa, lo stress e, soprattutto, la luce.

«Per alterare il perfetto funzionamento del nostro organismo – spiega Colwell - è sufficiente quindi la luce artificiale nelle ore serali, ad esempio, quando il nostro orologio interno si aspetterebbe il buio. Ma anche l'età peggiora il funzionamento del nostro orologio, rappresentando una delle cause dell’insonnia degli anziani e di certe forme di depressione nella tarda età che hanno poi conseguenze su altri aspetti della nostra salute». Grazie allo studio di Colwell, condotto sui topi, è stato accertato che il corpo è più recettivo in determinate ore anzichè in altre e ha definitivamente eliminato la convinzione che si ottengano più benefici facendo attività fisica nelle ore mattutine. E la pausa pranzo, dunque, è la fascia oraria perfetta in cui allenarsi. Un sorpresa anche per i riceratori che non si aspettavano tale risultato e che – come spiega lo stesso Colwell – «apre le porte ad altri approfondimenti scientifici come la ricerca di ulteriori conferme per dimostrare che l'esercizio fisico, che ha potenzialità evidenti già accertate, possa anche aggiustare un orologio rotto e che possa farlo con maggiore efficacia a metà giornata».

Sono stati analizzati due gruppi di topi, uno di topi sani e uno di topi con ritmo circadiano alterato, i quali avevano a disposizione la ruota su cui questi animali amano correre. Entrambi i gruppi sono stati poi divisi in tre altri gruppi. Il primo poteva correre liberamente in ogni momento; il secondo solo nella prima parte del loro periodo di veglia (la mattina per gli uomini); il terzo più tardi nel giorno (l'equivalente del pomeriggio per noi). Dopo diverse settimane, i topi sani producevano più proteine nelle cellule che formano l'orologio biologico, indipendentemente dal momento in cui si esercitavano, migliorando così le loro già buone condizioni di salute. Ma questo certo non bastava per trarre conclusioni circa l'orario migliore per fare sport.

Al contrario, per gli animali che erano «malati», ovvero che avevano un orologio non perfettamente funzionante, i risultati sono stati sorprendenti. Questi topi si sono esercitati allo stesso modo dei gruppi sani, e dopo qualche settimana, la loro condizione era migliorata, ma in modo sensibile solo per quegli esemplari che si esercitavano nel pomeriggio.

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