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Erica Mou: il tempo al centro delle mie canzoni

L'artista ha sfiorato la vittoria nella sezione giovani di Sanremo: "Ora penso al futuro e per farlo bisogna non stare fermi"

SANREMO. Ha sfiorato la vittoria a Sanremo. Voce sensuale e bella. E poi, simpatica, ironica, sguardo innocente. “Non sono emozionata, perché suonare è bello”, ha detto a Morandi a chiusura esibizione. Con il brano ”Nella vasca da bagno del tempo”, di cui ha scritto musica e testo, Erica Mou ha vinto il Premio della Critica “Mia Martini”, sezione Giovani, della Sala Stampa del Roof Ariston. A lei è andato anche il premio della Sala Stampa RadioTv.
Anche lei, come Gualazzi l’anno scorso, fa parte della scuderia Caselli che ormai sforna artisti molto interessanti. E quando al “casco d’oro” degli anni ’60, ora produttrice di talenti, le si chiede cosa deve avere un artista per colpirla, risponde con molta pacatezza: “Deve essere sincero e senza veli. Ponendomi nella condizione di avere uno schermo bianco davanti a me, mi deve colpire vis a vis. Solo con l’ascolto puro, posso conoscere e sperimentare. Ci sono cantautori che esprimono una grande creatività. Nei testi di Erica c’è forza comunicativa. Esprime sempre qualcosa di forte. E a me è piaciuta”. Effettivamente grintosa sul palco e con una voce che tocca le note ad ampi intervalli, spaziando con molta naturalezza sulla scala del pentagramma, senza fatica vocale, la pugliese si affaccia al panorama italiano in punta di piedi. La tenacia è la sua forza, non solo nel canto. “Sono nata sciolta”, dice. “Era difficile legarmi fin da piccola”. Ed è proprio così. Come la risposta che ha dato, senza farsi alcun problema, a Elsa Fornero, Ministro del Lavoro e delle Pari opportunità, in merito alla polemica sollevata sulle donne in tv: “Ministra, non solo ci guardi, ma mi televoti”. Una ragazza acqua e sapone. Niente spacchi inguinali alla Belen. Sorriso innocente, ma voce interessante che ricorda vagamente una Carmen Consoli degli ultimi tempi. La canzone è contenuta nel repackaging di “È” (etichetta Sugar), finalista al Premio Tenco 2011, prodotto dall’islandese Valgeir Sigurosson (collaboratore di Bjork) e arrangiato da MaJiKer (alias Mattew Ker). Undici brani autobiografici di cui la Mou ha scritto musica e testo e gioca con la sua voce, usata come uno strumento musicale, abbracciando sonorità dinamiche. Un intreccio di voci e pochi strumenti. All’interno anche una bonus track, “Don’t Stop”, cover del rock anglo-americano Fletwood Mac. Influenze folk rock infatti aleggiano tra i testi.



Com’è iniziata la tua passione per il canto?
Mi sono avvicinata alla musica quando avevo tre anni. Ma non avevo le idee ben chiare. Ho iniziato a studiare violino perché in tv avevo visto una violinista che si chiamava come me. Ero però troppo piccola per farne una passione. E quindi ho iniziato a seguire lezioni di canto, entrando così a far parte della mia vita. Per una serie di coincidenze ho conosciuto la Caselli che ha creduto in me.

E dopo Sanremo?
Continuerò a cantare, andrò in tour, farò promozione al mio disco. Comincerò a raccogliere le idee, nuovi lavori. Per pensare al futuro bisogna non stare fermi. Non a caso nelle mie canzoni ho spesso parlato del tempo: ho passato troppo tempo a pensare al tempo e scrivo le canzoni per esorcizzare.

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