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Sanremo, trionfa Emma

La cantante salentina vince la manifestazione con la canzone "Non è l'inferno". Al secondo posto Arisa, al terzo Noemi. A Bersani il premio della critica. Show di Celentano che rilancia sulla stampa cattolica, fischi dagli spalti

SANREMO. “Non è l’inferno” di Emma è la canzone vincitrice della 62esima edizione del Festival di Sanremo. Seconda classificata “La notte” di Arisa (che vince anche il premio Radiotv) e a seguire “Sono solo parole” di Noemi. Si chiude così il sipario sulla kermesse che, come sempre, si porta dietro polemiche, musica, duetti e show nello show. Una finale di donne, questa. Tre le presenze femminili sul podio: Arisa, Emma, Noemi, entrata nella triade d’oro grazie al Golden Share dei giornalisti accreditati. E due su tre nate con i tanto discussi “talent”. Il Premio della Critica “Mia Martini” della sala stampa Ariston Roof, sezione Artisti, va a invece a Samuele Bersani con “Un pallone”.
LA SERATA FINALE. È la bandiera arcobaleno e il bacio appassionato su “All you need is love” dei Beatles e con le danze di Ezralow ad aprire l’ultimo capitolo della kermesse canora. Si esibiscono sul palco tutti gli artisti in gara, Emma, Nina Zilli, Bersani, Renga, Noemi, Dolcenera, Arisa, Finardi, e le due coppie ripescate D’Alessio-Bertè, Carone-Dalla. E poi c’è Ivana Mrazova che sta passando un po’ inosservata tra i capitoli del Festival, ma non di certo per la sua bellezza messa in risalto dal suo nude look (di Sarli nell'ultima serata), mai volgare. Ma più che per il verdetto della serata l’attesa è tutta per lui, per il Celentano nazionale. Un miraggio anche le apparizioni di Papaleo (troppo poche!) per la serata finale. Bisogna aspettarlo cantare “Come vivere”. Ospite Geppi Cucciari: “mi hanno vestita come l’Ursula della Sirenetta, ma la Mrazova è la valletta preferita da nove dentisti su dieci”. E un Morandi in ginocchio da lei. Gioca con le parole e fa ridere. E tornano anche Luca e Paolo, di clown vestiti, questa volta molto più sobri. The Cranberries gli ospiti internazionali e un ricordo a Walter Chiari da Aristide Boni. A chiudere Marco Sabiu con la Sanremo Festival Orchestra.
CELENTANO. Ma è lui il momento topico della serata. Aveva promesso mezz’ora di show. Ed arriva, puntuale. Sulle note di “Thirteen Woman” di Bill Haley entra in scena con il suo “pianoforte scrittoio”. Con “penna e calamaio” mette alla berlina nero su bianco i contorni del suo attacco ad Avvenire e Famiglia Cristiana, in un rewind di martedì, ma con l’intesa di definire meglio i contorni del suo attacco. “Predicatore!”, qualcuno gli urla. Ma lui sorride con “La Cumbia Di Chi Cambia”. E si rivolge al pubblico. O meglio “ai giornalisti” in primis, che a suo dire hanno mutato i verbi al suo discorso per cambiarne il significato. “I media mi hanno attaccato manco se avessi fatto un attentato allo Stato” esordisce. “L’unico che mi ha difeso è don Mario dalla Venier”. E si rivolge proprio a lui. “Tu hai capito ciò che i vescovi hanno fatto finta di non vedere. Io sono venuto a parlare con il popolo sulla vita e sulla morte, sulla straripante fortuna che abbiamo per essere nati e per fantasticare su come e dove sarà il Paradiso. Sono questi i temi che un giornale come Famiglia Cristiana e Avvenire dovrebbero affrontare. Loro parlano di politica del mondo invece che della politica di Dio, come Giuda e Gesù. Non significa di esercitare una forma di censura, non ho il potere di chiudere un giornale, ma mi affretterei a cambiarne la testata. Non una predica domenicale, ma far rivivere la figura di Gesù.” Bravo, non c’è che dire. E con “Adriano, grazie” di Morandi, cala un silenzio di una commossa approvazione. E canta in duetto con lui “Ti penso e cambia il mondo” dal suo ultimo album “Facciamo finta che sia vero”. Un Morandi visibilmente commosso. Esce così di scena il Molleggiato, dopo giorni di attese, critiche e richieste di chiarimenti, silenzi. Una presenza forte per il Festival. Di certo. Ma Celentano è sempre Celentano, si sa. Chapeau.

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