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Romina Arena, la siciliana che ha conquistato l'America

Da Palermo agli Usa dopo un incidente a 17 anni: è stata adottata dalla famiglia dell’attore Al Pacino. Ha già venduto 5 milioni di dischi ed ha scritto una canzone per il film «La leggenda del pianista sull’oceano»

PALERMO. Cinque ottave di voce, una ventina di album e cinque milioni di dischi venduti, che canta in dieci lingue.
Ed è palermitana. Lei è Romina Arena, sconosciuta in Italia, ma tra le cantanti che va per la maggiore tra Stati Uniti, Australia e Giappone, dove il suo brano «Subaru» è stato per alcune settimane ai primi posti in classifica. Romina ha poco più di trent'anni e ha lasciato la Sicilia a 17, dopo un brutto incidente: al seguito di mamma Rita, pittrice, sbarcò in America e conobbe Sal Pacino, il padre del più famoso Al. Che la prese sotto la sua ala protettrice, e la introdusse alle maggiori case discografiche degli States. Il più era fatto: il resto ce l'ha messo Romina.
Una voce da cinque ottave, bruna, presenza mediterranea e la passione per le lingue. Ne parla dieci, e canta in italiano, francese, tedesco, inglese, bulgaro, giapponese ed ebraico, spagnolo, portoghese e greco. Una ventina di album finora, cover e canzoni autografe, e la passione per la musica di Ennio Morricone.
Che le affidato la sua «Leggenda di un pianista sull'oceano» per la quale Romina ha composto il testo che probabilmente sarà proposto sul palcoscenico di Sanremo per l'omaggio al compositore per i suoi cinquant'anni di carriera.
«Mamma voleva che diventassi un'artista - racconta lei, in vacanza a Palermo dove ha occupato il B&B «Notarbartolo». Oggi riceverà a Modica il premio «Sicilia» per i suoi successi internazionali.
«Io all'inizio mi vedevo come la nuova Carla Fracci - continua -A quattro anni studiavo danza con Milena Dispensa e seguivo mia mamma nei suoi viaggi. Io volevo giocare con Barbie, lei mi spingeva sul palco: ho partecipato allo Zecchino d'oro e sono entrata nel gruppo del «Club di Topolino». Partecipa anche alle selezioni per «Sanremo Giovani», poi l'incidente la ferma per qualche anno e la ritroviamo in America.
«Sal Pacino e la moglie Katherine mi hanno aiutata tantissimo, per me è lui il mio papà: la prima volta che mi vide mi parlò in dialetto siciliano strettissimo (i nonni di Al Pacino erano di San Fratello, nel Messinese) e io non capii nulla. Sal è il siciliano elegante di stampo antico, Al mi considera una sorellina: devo a loro il mio successo, ad Hollywood non sei nessuno se non conosci la gente giusta». La sua voce potente ha fatto il resto. «Chiamo il mio genere «popopera», un modo per unire la classica, cha amo tanto, alla musica pop. Ho cantato con Andrea Bocelli e a Las Vegas, con Celine Dion; e ho prodotto il siciliano Marcello Giordani». Anche il Giappone ha scoperto Romina Arena. «Subaru» racconta la storia di un soldato di Pearl Harbor. Cantare in giapponese è stata una sfida bellissima, ho imparato la canzone in due settimane, e la lingua dalle ragazze che facevano lo shatzu. Poi è nata «Fly me home» sui soldati americani che tornavano a casa, un altro successo».
Ennio Morricone l'ho conosciuto da piccola. «Avevo tredici anni, mi ascoltò e mi disse di «uscire e crescere». L'ho fatto, sono tornata da lui, mi ha affidato la sua musica, è nata «What can I do», quando la canto piango, sono la voce delle donne con il cuore spezzato».
Dopo Sanremo, uscirà il suo nuovo album, «Premonition» per la Warner; nel frattempo Romina firma vini, abiti e cosmetici con il suo brand e prepara un reality sul modello di «Xfactor». E si dedica ai bambini poveri. «Sono convinta che quello che dai poi torna sempre indietro».

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