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Addio a Nilla Pizzi, la regina di Sanremo

La grande artista si è spenta oggi a 92 anni. Era ricoveta da tre settimane in ospedale. Tra i suoi successi indimenticabili "Grazie dei fiori" e "Vola Colomba"

ROMA. "Sanremo é passato e futuro, Nilla Pizzi è nel Dna di tutti", scrisse Maurizio Costanzo alla vigilia del festival '97. Pura verita', e la conferma è arrivata nell'edizione dello scorso anno, quando la regina della canzone italiana poco prima del 91esimo compleanno è tornata sul palco dell'Ariston, visibilmente emozionata, ma intonando alla perfezione 'Vola colomba', tra l'ovazione del pubblico.    Quella di Nilla (all'anagrafe Adionilla) Pizzi, nata il 16 aprile 1919 a Sant'Agata Bolognese, è una carriera iniziata tra spettacoli per militari e la vittoria al concorso Eiar del '42 a Montecatini (ma in un primo momento la sua voce venne osteggiata dalla radio perche' giudicata "moderna, esotica e sensuale"), tra l'orchestra Zeme e il grande Angelini. E' l'epoca del 78 giri quando vince, a 18 anni, le 'Cinquemila lire per un sorriso', progenitrice di Miss Italia e dei concorsi di bellezza. Poi, nel '51, arriva Sanremo, in edizione radio. A cantare i venti brani selezionati sono solo in tre: Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano.


L'artista bolognese vince tutto il possibile: prima, seconda e terza, con 'Grazie dei fior' (che vendette 36.000 dischi, un record per l'epoca), 'La luna si veste d'argentò e 'Serenata a nessuno'. En plein pure nel '52, con 'Vola colombà, 'Papaveri e papere', 'Una donna prega'. Proprio sulla scia di 'Vola colomba', ricordano i giornali di allora, le diecimila lire di compenso per una sua serata salgono a 18.000 (più le spese). Nel '58, quando Domenico Modugno vince con 'Nel blu dipinto di blù, Nilla è seconda con 'L'ederà.    La 'regina' torna sul palco sanremese nell'edizione del 1981, vinta da Alice ('Per Elisà), come co-presentatrice con Claudio Cecchetto ed Eleonora Vallone ed ottiene nuovamente le copertine dei rotocalchi. Ma anche negli anni, soprattutto i Settanta, in cui il suo genere melodico sembra uno struggente ricordo per nostalgici, Nilla Pizzi non si concede soste: nelle comunità italiane all'estero, dagli Usa al Sudamerica, all'Australia, è sempre acclamata e accolta con grande calore. Spesso è con lei Giorgio Consolini, pressoché coetaneo, conterraneo ed altro prezioso esempio di longevità artistica, per un sodalizio canoro inossidabile. Poi, nel '94, e' nuovamente a Sanremo, il 'fil rouge' che accompagna la sua vita artistica, ma questa volta ancora come cantante nella 'Squadra Italia' che vede riuniti Wess e Gianni Nazzaro, Jimmy Fontana e Rosanna Fratello, Tony Santagata e Lando Fiorini, Wilma Goich e l'ex frà Cionfoli. Ovvero, revival con un po' di nostalgia.    Ma non solo nostalgia, tanto che nell'estate 2001 'Grazie dei fior' si modernizza e diventa addirittura 'rap' in un'originale versione che vede protagonista la Pizzi con il Gruppo 2080, tre ragazzi di Salerno conosciuti in tv da Paolo Limiti. In quello stesso periodo, la sera di Ferragosto di 10 anni fa, l'artista é la star del Gay Pride organizzato a Torre del Lago (Lucca).   


La ricetta d'autore per il successo? "La bella canzone popolare italiana - spiegava ancora recentemente l'artista - quella che ti fa cantare alle feste, ai matrimoni, alle scampagnate, in corriera. Cose che portano il buonumore, l'allegria e magari qualche bel ricordo. Funziona ancora oggi". Per Gianni Borgna, musicologo, saggista e già assessore alla cultura di Roma, 'Vola colomba' in particolare propone l"ideologià di un'Italia ancora in prevalenza arcaica e rurale, i cui simboli sono la campana, il vespro, la collina. Il tema dell'amore contrastato la fa ancora da padrone, ma con una variante di non poco conto: "Il contrasto ha ragioni politiche e il richiamo a San Giusto introduce il tema di Trieste italiana. Con questo richiamo patriottico la triade Dio-Patria- Famiglia è perfetta".    Nilla Pizzi, con il suo solito realismo e la sua familiare semplicità, ha sempre detto di aver pensato alla carriera artistica "come ad una scala. Ad un certo punto, se sei fortunato, tocchi la cima, come ho fatto io nei primi anni '50. E allora l'importante è trovare il modo giusto di scendere. Io ho cercato di scendere senza scivolare e senza rompermi il collo. Così mi sono sistemata sul mio gradino, da dove ho continuato a cantare, a far serate, a divertirmi". Rimanendo senza età nella storia della canzone italiana.

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