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La coesistenza tra 5G e Wi Fi, uno studio palermitano dimostra che è possibile

Può il 5G convivere con altre tecnologie, come il Wi Fi, nella vita di tutti i giorni, anche tra le mura di casa? Una domanda alla quale la professoressa Ilenia Tinnirello del Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo, e l’assegnista Alice Lo Valvo hanno saputo rispondere, con tanto di riconoscimento, ricevuto durante la 24th ACM International Conference MSWiM, ottenendo il "Best Paper Award" per il lavoro scientifico dal titolo “No Reservations Required: Achieving Fairness between Wi-Fi and NR-U with Self-Deferral Only”.

Uno studio che è stato condotto con i professori Szymon Szott e Katarzyna Kosek-Szott dell'Università AGH di Cracovia, in Polonia, e che ha analizzato come detto i problemi di coesistenza tra le stazioni base delle reti 5G, che avranno la possibilità di operare anche nelle bande libere per coperture in ambienti interni, e le reti WiFi attualmente diffuse in queste bande.

A spiegarlo è stata la professoressa Tinnirello: “Ormai da tempo abbiamo questa collaborazione, e siamo molto felici di aver raggiunto questo risultato - dice la professoressa - Di solito quando si parla di reti 5g tra le varie possibilità di utilizzo ci sono le bande non licenziate, che sono quelle attualmente dove installiamo ad esempio il wi fi, e che sono utilizzabili da qualunque tecnologia. Al contrario delle reti wifi, le reti cellulari non sono state nativamente progettate per coesistere con altre tecnologie. Sono state quindi studiate le interazioni tra 5g e wifi e soluzioni attualmente proposte per permettere una condivisione equa di risorse tra le due tecnologie, attraverso la definizione di modelli e dei meccanismi di accesso al mezzo”.

Sulla base di questi risultati è stato, quindi, proposto un meccanismo automatico, basato sull'addestramento di una rete neurale, per configurare le celle coesistenti in base agli scenari di traffico e di interferenza ed evitare che una tecnologia sia fortemente penalizzata dalla presenza dell’altra, spiega ancora la professoressa.

Insomma, dalle conclusioni dello studio è possibile la coesistenza tra le due cose, giocando su opportuni parametri, come ha dimostrato un esperimento su un prototipo realizzato dalla dottoressa Lo Valvo, ma a patto “che ci sia una reale volontà di fare coesistere le due cose”.

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