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Il capo della Procura dell'Associazione arbitri D'Onofrio arrestato per traffico di droga

Rosario D'Onofrio, l'ex militare arrestato giovedì nell'ambito di un'operazione della Dda di Milano

Il capo della procura nazionale arbitrale dell’Aia, Associazione nazionale arbitri, Rosario D’Onofrio, è stato arrestato nell’ambito di una maxi inchiesta della Dda di Milano, condotta dalla guardia di finanza, che ha smantellato due gruppi di trafficanti di droga capaci di muovere oltre sei tonnellate di di marijuana e hashish, tra il 2019 ed il 2021. L’ex ufficiale dell’Esercito è finito in carcere con l’accusa di essere «la persona incaricata (...) anche di organizzare la parte logistica delle importazioni di stupefacente e tra queste attività, (...) di reperire luoghi ove poter effettuare lo scarico «in sicurezza» dei bancali all’interno dei quali era contenuto lo stupefacente».

Rosario D’Onofrio, che si è dimesso dal suo incarico dopo essere stato arrestato, era già stato deferito il 28 ottobre scorso agli organi di giustizia sportiva dalla procura della Federcalcio, per una vicenda riguardante il suo incarico per l’associazione arbitri. L'accusa che ha portato al deferimento alla commissione federale di garanzia - presso la quale si svolgerà l’udienza il 25 novembre - era la mancata apertura di un procedimento disciplinare e la «messa in opera di attività inquirenti in assenza dell’instaurazione di un formale procedimento e di qualsivoglia garanzia procedurale e difensiva», dopo una segnalazione dai vertici Aia di fatti di possibile rilievo disciplinare. D’Onofrio dovrà dunque «rispondere della violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità e dell’obbligo di osservanza delle disposizioni federali in ogni atto o rapporto».

In particolare, a D’Onofrio la Procura imputa alcuni comportamenti tenuti a seguito di una segnalazione ricevuta tramite whatsapp da parte del vice presidente Aia Duccio Baglioni circa fatti di possibile rilievo disciplinare rientranti nella sua competenza. D’Onofrio avrebbe posto in essere «attività inquirenti senza instaurare un formale procedimento e qualsivoglia garanzia procedurale e difensiva, contattando più volte telefonicamente Robert Avalos, allora assistente arbitrale Can e soggetto direttamente coinvolto nella vicenda di cui alla predetta segnalazione».
Nelle telefonate, D’Onofrio avrebbe espresso «opinioni personali sulla vicenda oggetto di segnalazione, avente possibile rilievo disciplinare, e dispensato consigli al proprio interlocutore sulla condotta da tenere in relazione alla medesima vicenda ed agli sviluppi successivi della stessa».

Sempre secondo la Procura, inoltre, D’Onofrio avrebbe omesso di «instaurare un formale procedimento disciplinare, almeno sino alla data della sua ultima audizione innanzi alla Procura Federale, sebbene nelle predette telefonate avesse espresso la convinzione che Avalos fosse stato destinatario di una condotta non corretta evidentemente finalizzata alla sua dismissione dall’Aia». Infine, in una delle telefonate, avrebbe «informato Avalos della designazione di Lorenzo Manganelli come organo tecnico per la partita Alessandria-Reggina del 25 aprile scorso, in un momento in cui nessuno dei designati poteva averne ancora formale notizia».

«Sono sconcertato», ha dichiarato il presidente della Federcalcio (Figc) Gabriele Gravina. L'operazione di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Milano. «Ho subito chiesto riscontro al presidente Trentalange sulle modalità di selezione del procuratore, in quanto la sua nomina è di esclusiva pertinenza del Comitato Nazionale su proposta del presidente dell’Aia - ha commentato Gravina -. Una cosa è certa, la Figc assumerà tutte le decisioni necessarie a tutela della reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale».

 

 

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