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Djokovic a Wimbledon spegne il sogno di Berrettini: 20esimo Slam, raggiunti Federer e Nadal

È Novak Djokovic il vincitore della 134esima edizione dei Championships. Ancora una volta, per l'ennesima volta, il serbo trionfa a Wimbledon: è il titolo numero 6 a Londra ed è soprattutto lo Slam numero 20 in carriera, pareggiati i conti con Roger Federer e Rafael Nadal, i suoi due più grandi rivali. Matteo Berrettini ha provato a guastare i piani del diavolo di Belgrado ma è stato rispedito al mittente, così come quest'anno era già successo a Daniil Medvedev in Australia e Stefanos Tsitsipas a Parigi.

La prima finale di un tennista italiano sui campi di Church Road finisce 6-7(4) 6-4 6-4 6-3 in tre ore e 24 minuti: era un'impresa complicatissima, si sapeva e così si è confermata. Ha lottato fino alla fine Matteo Berrettini ma con il passare del tempo la superiorità di Nole si è fatta via via più marcata. Una partenza lenta quella del serbo, che non ha avuto bisogno di spingere sull'acceleratore per portarsi avanti di un break dopo appena quattro giochi.

Ad aiutarlo un Berrettini comprensibilmente bloccato, perché la prima finale Slam non è cosa da poco e le gambe tremano e il braccio si fa di marmo anche se sei un grande giocatore. Tanti, troppi errori gratuiti nella prima mezz'ora di partita, poi piano piano il 25enne romano si è sciolto e l'ottavo gioco del primo set è stato decisivo per far partire il vero match: un game lunghissimo con un set point salvato per far capire a Djokovic che da quel momento non sarebbe stato tutto così facile.

Una reazione che ha colto impreparato Djokovic, raggiunto e trascinato a un tie break in cui Berrettini ha lasciato andare i colpi senza paura fino a prendersi il parziale. Un segnale, una spia d'allarme che il numero 1 del mondo ha subito raccolto: immediato break a inizio secondo set e partita cambiata in un lampo. Il serbo ha alzato il livello e per Berrettini è diventato sempre più difficile tenere il ritmo, sotto 5-1 ha avuto un sussulto e ha recuperato un break di svantaggio ma non è bastato.

Un set pari ma inerzia tutta dalla parte di Djokovic e un nuovo break all'alba del terzo set ha scavato il solco decisivo tra lui e un Berrettini bravo a non mollare, a restare in scia, senza però riuscire nel riaggancio. Incamerato anche il parziale numero tre, gli è bastato giocare con molta attenzione nei suoi turni di battuta fino a quando, nel settimo game del quarto set, ha annusato l'aria di break: a offrirglielo su un piatto d'argento è stato però l'azzurro con un doppio fallo sulla palla break.

La pietra tombale su una partita finita pochi minuti più tardi, al terzo match point, con il back di Matteo sotterrato in rete e con gli occhi già puntati sugli US Open. Sì perché dopo 52 anni l'assalto al Grande Slam, vincere tutti e 4 i Major nello stesso anno solare, è davvero possibile. Ci sono già riusciti Don Budge nel 1938 e Rod Laver nel 1962 e 1969. Djokovic può diventare il terzo della storia ma il primo a farcela su tre superfici diverse (Ai tempi di Budge e Laver tre Slam su quattro si giocavano su erba).

Nel frattempo si gode il suo titolo Major numero 20 che lo mette alla pari di Federer e Nadal: a metà 2018 era a meno 8 dallo svizzero, perdeva ai quarti al Roland Garros contro Marco Cecchinato e sembrava l'ombra di sé stesso. Tre anni dopo pareggia i conti e si prepara al sorpasso, contando anche i titoli "1000" e i 5 Master è già il più vincente di sempre, gli manca pochissimo per diventare il più grande. Almeno per le statistiche.

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