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Libertadores, finale a Madrid: esodo dei tifosi di River e Boca

Arriva la decisione più saggia per l'ultimo atto del 'Super Clasico' d'Argentina, ma le protagoniste continuano ad essere contrarie a giocare lontano da Buenos Aires. Alla fine, causa il grave rischio di nuovi incidenti, l'ultimo atto della Finale 2018 della Coppa Libertadores, ovvero la Champions sudamericana, si giocherà in Spagna al Santiago Bernabeu di Madrid il prossimo 9 dicembre, con inizio alle 16.30 ora locale. Il tutto nonostante il muro alzato negli ultimi giorni sia da River Plate che Boca Juniors rispetto alla soluzione trovata dalla confederazione calcistica sudamericana (Conmebol) d'accordo con la Fifa e le autorità iberiche.
Una volta appresa la notizia che il ritorno della Coppa Libertadores non si gioherà più in casa al Monumental di Buenos Aires (la partita di andata era terminata 2-2) il River ha deciso di tentare il tutto per tutto facendo ricorso: ''Presenteremo le argomentazioni giuridiche e i ricorsi relativi alla decisione assunta dalla Conmebol - annuncia il club argentino sul suo profilo Twitter - in merito al cambio di sede disposto per la finale della Coppa Libertadores, alla sanzione economica e alla chiusura dell'impianto per due partite". Per gli incidenti pre-gara la confederazione sudamericana ha infatti sanzionato i Millionarios: le prossime due partite internazionali al Monumental si dovranno disputare senza pubblico e inoltre il club è stato sanzionato con una multa di 400'000 dollari.
L'annuncio di questa supersfida tutta argentina, anzi di Buenos Aires, che si giocherà a Madrid ha mandato su tutte le furie Diego Armando Maradona che ha attaccato la federazione sudamericana: "Sai quanto costa questa decisione? Non siamo tutti ricchi come Macri (il Presidente dell'Argentina n.d.r.).
Potevano aumentare la sicurezza e giocarla sul campo del Velez - ha tuonato l'ex Pibe de Oro - Ma cosa caz..o devo fare se voglio vedere la partita? Devo davvero prendere la mia famiglia e partire per Madrid? C'è gente che ha un ruolo per il quale non è capace. non mi dite che il Chiqui Tapia (presidente della federcalcio argentina n.d.r.), grasso com'è, può parlare di calcio".

Ricchi o meno, fatto sta che in poche ore tutti i voli in partenza da Buenos Aires per la Spagna fino a sabato prossimo, 8 dicembre, sono andati esauriti, e sta per succedere lo stesso per quelli verso Madrid in partenza da Lima, San Paolo e Montevideo, come ha sottolineato l'ambasciatore argentino in Spagna Ramon Puerta ("vedremo le strade di Madrid piene di argentini, e il Bernabeu si rivelerà piccolo per la quantità di gente che ci sarà"), mentre i centralini della federcalcio spagnola oggi sono ansati 'in tilt' per la mole di telefonate ricevute da chi voleva informazioni sui biglietti di River-Boca.

C'è anche il rischio 'barras bravas', visto che anche gruppi dei tifosi più violenti sarebbero in partenza per la capitale spagnola, "ma di questo si occuperanno la forze dell'ordine di qui - ha sottolineato l'ambasciatore Puerta -, che lavorano molto bene su questo fronte".

Intanto il River continua, a parole, a non voler giocare a Madrid, così come i 'cugini' del Boca Juniors non avrebbero voluto proprio scendere in campo dopo gli scontri e le intimidazioni subite. Il club di Tevez ha già chiesto ufficialmente che il ritorno del Clasico non venga giocato ritenendo di meritare la vittoria a tavolino. La richiesta degli 'Xeneizes' è stata rigettata dalla Commissione Disciplinare che ha inflitto due turni a porte chiuse e una multa salata al River. Così entrambe le società argentine hanno annunciato l'intenzione di appellarsi al Tas di Losanna per far valere le proprie ragioni. Ma il tempo stringe, i voli aerei ai tifosi sono stati venduti e quindi il 9 dicembre a Madrid si giocherà.

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