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Serie A, caos sui diritti tv: alla prima asta si presenta solo Sky

Carlo Tavecchio

ROMA. Lanciare un nuovo bando con più esclusive per prodotto, oppure andare per la propria strada creando un canale della Lega Serie A. Le società sono divise, tutto sarà più chiaro lunedì, quando si riunirà la commissione diritti tv. Intanto il triennio 2018-21 del campionato resta invenduto, perché alla prima asta non si sono presentati Vivendi, Telecom né Mediaset, con Sky unico a proporre offerte assieme alla digital media company inglese Perform Group: solo per 4 dei 5 pacchetti, con cifre lontane da quelle pretese dalla Lega e dall’advisor Infront che puntano al miliardo di euro. Così l’assemblea dei club all’unanimità ha deciso di non assegnare nessun pacchetto, nella convinzione che il valore del campionato non sia in discussione e che entro dicembre si potrà tornare sul mercato trovando situazioni più favorevoli.

Visto il legame di interdipendenza, la grande fuga delle tv dal calcio appare solo un primo atto. Le strategie, intrecciate con il bando di settimana prossima per la Champions, sono state condizionate da pacchetti considerati di scarso appeal dai broadcaster e dallo stallo di Vivendi, che non si è mossa con la controllata Tim, né con l’altra partecipata, Mediaset, nonostante nella notte ci siano state trattative - non confermate - fra il gruppo francese e il Biscione per presentare un’offerta.

«È in fase di definizione la situazione complessa di Vivendi, Telecom e Mediaset: a un certo punto al colosso Sky si contrapporrà quello Vivendi-Mediaset-Telecom. Quindi non sono preoccupato», ha detto l’ad di Infront, Luigi De Siervo, esprimendo delusione per le mosse dei «campioni nazionali».

Il riferimento è a Sky, Tim e Mediaset, che ha deciso di non presentare offerte, dopo aver avanzato un esposto contro il bando, respinto dall’Antitrust poco prima che fossero aperte le buste in Lega. Quasi come una presa in giro è stata vissuta dai club la doppia offerta di Sky: 230 milioni di euro (30 più del minimo richiesto) per il pacchetto A (gare sul satellite di 8 squadre, fra cui Juve, Napoli, Milan e Inter: il 73% dei tifosi) e 210 milioni di euro per il pacchetto D (quotato almeno 400 milioni) che copre 12 squadre (27% dei tifosi), fra cui Roma, Lazio, Torino e Fiorentina (324 eventi, 132 in esclusiva, incluso il derby della Capitale). Comunque si trattava di quasi mezzo miliardo considerando i 60 milioni offerti per i diritti accessori. «Noi abbiamo fatto la nostra parte», sottolineano da Sky: «Se anche gli altri operatori avessero effettuato offerte anche solo pari alla base minima d’asta, la Lega si sarebbe trovata a disporre del target economico tanto auspicato».

Tim, come aveva fatto intendere, non si è mossa, giudicando non interessanti i pacchetti C1 e C2 per la piattaforma internet né dal punto di vista dell’offerta né del prezzo, 200 milioni di euro ciascuno, ben lontani dai 25 e dai 50 milioni proposti da Perform. «Personalmente - è la critica dell’ad di Infront a Tim -, perplime che un soggetto con un piano industriale per raggiungere milioni di famiglie, snobbi il prodotto primo per antonomasia del sistema pay italiano».

Il mondo dei media attende le prossime mosse di Lega e Infront, che hanno adeguato il primo bando alle richieste dell’Antitrust prevedendo più esclusive per piattaforma. Il prossimo bando punterà più sul prodotto, nel frattempo verrà accelerata la creazione di un canale della Lega, soluzione alternativa con cui il campionato potrebbe essere redistribuito a tutte le piattaforme in revenue sharing. «Abbiamo tempo fino a novembre-dicembre - ha spiegato Tavecchio, presidente della Figc e commissario di Lega -. Il calcio italiano non è conciato come immagina dalle offerte arrivate».

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