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Pallanuoto, il Settebello dalle 7 vite conquista il bronzo

RIO DE JANEIRO. Poteva essere la gara delle pile scariche, ma il Settebello ha sette vite e nell'acqua di Rio non ha mai perso anima e gol. Il bronzo non è un metallo pallido per la nazionale di pallanuoto che nella storia ha regalato più medaglie che delusioni: e anche dopo aver mancato la finale per il titolo che l'Italia in calottina nella sua lunga vita ha comunque vinto tre volte, nel match di consolazione con il Montenegro ha tirato fuori la stoffa dei vincenti mettendo così ancora una volta i piedi sul podio.

Era d'argento quattro anni fa a Londra, in Brasile è di bronzo ma vale il bagno collettivo di questa nazionale forgiata da Alessandro Campagna, arrivata malconcia e con sette esordienti, ma capace ogni quadriennio di rinnovarsi, senza perdersi. Lo show con i duri del Montenegro si chiude con un 12-10 che manifesta la battaglia in acqua, ma anche la forza degli azzurri, guidati da capitan Tempesti arrivato a Rio dopo un intervento agli occhi, in porta sempre monumentale, e trascinati dalla goleada di famiglia Presciutti (4 reti per Christian e due per Nicholas), dalla tripletta di Gallo, la doppietta di Figlioli e la rete decisiva nel finale di Aicardi.

L'uomo in 'maschera', che dopo appena diciassette secondi da inizio Olimpiade aveva il naso rotto. Ma ha voluto esserci perché per arrivare a Rio aveva superato malanni per tutta la stagione, primo fra tutti il mal di schiena. E così la firma sulla vittoria contro i montenegrini è sua, e dietro il lavoro di un gruppo che non ha mai smesso di sperare.

Miracolo, eroi, si gridano a vicenda quando la festa collettiva in acqua è finita: dagli spalti la torcida azzurra grida "c'è solo un capitano" salutando Tempesti che saluta così con un'altra medaglia al collo la nazionale, che guida da capitano dal 2009. E' addio all'azzurro anche per Christian Presciutti ("Abbiamo altri tesori a casa che ci aspettano" dicono) che lascia in acqua un testimone più giovane, il fratello Nicholas.

Resta Campagna, tredici medaglie tra giocatore e ct, e gli occhi lucidi dall'emozione. "Questa è una squadra strepitosa - dice - è la medaglia più dura, perché venivamo da un percorso di rinnovamento, con sette giovani e in due anni li ho riportati sul podio olimpico. Qui siamo stati anche sfortunati, ma ci siamo ricaricati anche dopo la sconfitta con la Serbia, è meglio come è andata, chiudere con una vittoria. Se non avessimo avuto carattere non avremmo vinto la medaglia. Mi sono tolto un peso, questa squadra mi emoziona, i ragazzi mi amano, so entrare nella loro testa: e questi sono i risultati".

"Siamo degli eroi, meritavamo l'oro - dice Tempesti, decisive le sue parate anche in questo match - sull'onda del'entusiasmo direi che questa è la più bella, perché è una medaglia della sofferenza. E' un bronzo che vale oro, e questo un gruppo che lascio col sorriso". Una partita che l'Italia ha tenuto stretta fin dal fischio iniziale, con il Montenegro sempre pronto a farsi sotto spinto dai gol di Janovic: pari nel terzo tempo sul 5-5 è stato testa a testa, ma con la premiata ditta Presciutti gli azzurri ritrovano il vantaggio. Brividi nel finale con Ivovic e Radovic: il 2-0 rimette in corsa il Montenegro, ma Aicardi segna il gol che regala un altro sogno alla pallanuoto azzurra, già argento al femminile. Non è stata una finale di consolazione ma di 'alegria': la medaglia n.27 per l'Italia ai Giochi finisce in show e tra chi saluta e chi resta appuntamento a Tokyo 2020.

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