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Riscossa Nibali sulle Alpi, trionfo tra le lacrime: dedica al ciclista morto a Messina

ROMA. All'inferno e ritorno. Vincenzo Nibali ritrova se stesso nel giorno più duro, quello della Cima Coppi, e sono lacrime ed emozioni forti per la riscossa dello 'Squalo". Vittoria di tappa a Risoul, in Francia, e Giro di nuovo in discussione contro ogni pronostico. Con il crollo della maglia rosa Kruijswijk, azzoppato da una rovinosa caduta in discesa, ora Nibali è secondo a 44» dal nuovo leader della classifica, il colombiano Esteban Chaves, in una classifica rivoluzionata nelle posizioni di vertice.

La tappa di domani, arrivo a S.Anna di Vinadio con quattro cime da scalare, tre oltre i 2000 metri, deciderà il Giro senza possibilità di appello in uno sprint a tre (Chaves, Nibali e Kruijswijk racchiusi in 1' e 05«), quattro considerando anche Valverde, che segue a 1'e 48». Una sorta di Ok Corral ad altissimo pathos prima della passerella finale di domenica a Torino. Il riscatto di Nibali, dopo le delusioni dei giorni scorsi, è un coacervo di emozioni. Ma anche un successo di squadra studiato a tavolino con il fido Scarponi, primo in solitaria sul Colle dell'Agnello (Cima Coppa a 2744 metri), che rinuncia alle ambizioni personali e si ferma per aspettare il compagno e scortarlo nella successiva salita che porta a Risoul.

Il resto lo fa Nibali cui fa bene l'aria di Francia (vittoria al Tour e secondo posto di tappa proprio a Risoul nel 2014). Lo Squalo, più attendista che in altre circostanze, è nel gruppo dei migliori con la maglia rosa quando comincia la salita più impegnativa del Giro. Uno strappo di Chaves gli fa perdere il contatto per qualche metro ma è bravo a ricucire e a riportarsi nel gruppo dei migliori dal quale invece perde terreno Valverde.

Ma il fato è in agguato, e segna la gara quando Nibali, Chaves e Kruijswijk hanno oltrepassato la Cima Coppi e vanno giù a tutta nella discesa del Colle dell'Agnello. Mancano 55 km all'arrivo. È qui che l'olandese va lungo in una curva e si va a spiaccicare contro un muro di neve e ghiaccio. Pura sfortuna o errore tecnico? «È il ciclismo» taglia corto Chaves. L'olandese volante (anche sulla neve) fa per risalire in sella ma la bici è a pezzi e deve fermarsi una, due volte, fino a quando è costretto a cambiarla. Le escoriazioni sul gomito sono il segno tangibile della disfatta.

Lasciato solo all'inseguimento di Chaves e Nibali, che gli scappano davanti, accumula minuti su minuti e chiude a 4'54« da Nibali dilapidando il tesoretto accumulato in classifica e forse gettando alle ortiche un successo costruito come una formichina e che sembrava ormai in cassaforte. Fuori gioco Kruijswijk, comincia lo show di Nibali che a 5 chilometri dal traguardo saluta anche Chaves e taglia il traguardo da solo alzando il dito al cielo per dedicare la vittoria a Rosario Costa, la giovane promessa della sua squadra di dilettanti morto a soli 14 anni in allenamento, prima di lasciarsi andare a un pianto liberatorio.

"Scusate lo sfogo, ma con tutto quello che ho passato in questi giorni.." si giustificherà. Ora, il campione che che fino a mercoledì non si riconosceva (»Non sono più io«), ha di nuovo il Giro a portata di mano e domani potrebbe completare l'opera. Il Paradiso, per lui, non è poi così lontano.

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