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Goetze beffa l'Argentina: la Germania è campione del mondo

RIO DE JANEIRO. Ha vinto la Germania, come  in fondo giusto e per la gioia degli spettatori brasiliani,  niente affatto neutrali, che urlano la loro gioia a pieni  polmoni assieme ai 13mila tedeschi arrivati al Mararacanà. Per  la prima volta una nazionale europea conquista il Sudamerica, e  lo fa la stessa squadra che appena cinque giorni fa aveva  annichilito il Brasile, infliggendo alla Selecao la sconfitta  più vergognosa della sua storia centenaria.    


Così dopo gli uomini di Scolari piangono anche gli argentini,  non annichiliti ma messi al tappeto a un passo dai rigori, dopo  che erano riusciti a bloccare per 113 minuti il gioco e gli  attacchi della rivale, più squadra e organizzata di loro ma  anche poco efficace nel concludere. E 24 anni dopo Maradona, a  causa dei tedeschi piange anche Lionel Messi: doveva essere la  sua serata, nonostante l'ansia e i soliti conati di vomito,  invece ha pagato care la stanchezza e la 'maledizionè da cui  non riesce a liberarsi e che lo ha visto segnare in tre Mondiali  sempre e solo nella fase a gironi. Mai un gol quando conta  davvero, e forse questo suo continuare a non essere decisivo  quando gioca in nazionale è alla base del mancato successo  dell'Albiceleste, con cui Messi ha comunque vinto a livello di  under 28 e di nazionale olimpica. Gli resterà l'oro di Pechino,  a meno che non trovi la forza di riprendersi una clamorosa  rivincita fra 4 anni, quando lui ne avrà 31, nel torneo che si  giocherà in Russia.    


A decidere la finale a pochi minuti dai calci di rigore, come  aveva fatto quattro anni fa Iniesta a Johannesburg, è stato,  ironia della sorte, quello che da ragazzino veniva chiamato il  'Messi tedescò, quel Mario Goetze figlio di un professore  universitario e che l'anno scorso avrebbe voluto regalare la  Champions League al Borussia Dortmund nella finale tutta tedesca  contro il Bayern, prima di passare proprio agli arcirivali, ma  che era stato costretto al forfait per un infortunio. Si è  rifatto con gli interessi in questa magica nottata carioca, in  cui adesso strilla pazzo di gioia insieme a Podolski e  Schweinsteiger, nuovi idoli anche dei brasiliani, mentre in  tribuna d'onore fa ampi cenni di gioia la cancelliera Angela  Merkel, lei sì vincitrice al contrario della Presidente  brasiliana Dilma (insultata anche oggi dal pubblico, durante la  partita), e ci si emoziona a vedere un veterano come Miro Klose  con le lacrime agli occhi per la commozione.    


La partita era stata bella solo nel primo tempo con una  grossa occasione sprecata da Higuain, al quale poi Rizzoli, con  la collaborazione di Stefani, ha annullato un gol per fuorigioco  (che c'era), mentre la Germania aveva colpito con Hoeweds nel  recupero. Dalla ripresa in poi, complici anche le marcature e il  non gioco degli argentini (monumentale in certe chiusure  Mascherano), il livello di gioco era calato e c'era il timore  dell'ennesima conclusione ai rigori, prima del lampo di Goetze,  con stop di petto e tiro di sinistro dopo il cross dalla  sinistra dell'altro subentrato Schuerrle. E che non era la  serata di Messi, per la disperazione dei 35mila argentini qui  presenti, si vedeva anche dal colpo di testa, alto, con cui  tentava di pareggiare e con la punizione calciata al 121', che  ha tenuto il Maracanà con il fiato sospeso: è finita alle  stelle, e il sogno iridato della Pulce in frantumi. 

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