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Mondiali, il Brasile si salva ai rigori e vola ai quarti di finale

Finisce 1 a 1 nei tempi regolamentari con i gol di David Luiz e Sanchez. A un minuto dalla fine dei supplementari Pinilla centra una traversa che ferma il cuore di un'intera nazione

BELO HORIZONTE. Un boato pazzesco  che scuote lo stadio fin nelle fondamenta. E poi un enorme  sospiro di sollievo, e gente che piange, come Neymar a  centrocampo e Julio Cesar davanti alle telecamere, per lo stress  dello scampato pericolo. Il Brasile respira, questo può ancora  essere il suo Mondiale, per vincere il quale dovrà comunque  evidenziare quei progressi nel gioco che ancora una volta sono  mancati.     


A Belo Horizonte stava per concretizzarsi un'altra tragedia  nazionale, un 'Mineirazò che sarebbe passato alla storia del  Cile e del Brasile, invece a passare dopo i rigori è stata la  squadra di casa, che probabilmente non lo ha meritato, ma aveva  tra i pali un Julio Cesar per il quale stanno funzionando le  preghiere della figlia di Barbosa, che non dimentica cosa  successe al padre nel 1950 e adesso chiede al Cielo che la  storia non si ripeta.     Così l'ex interista ha parato i tiri al dischetto di Pinilla  e Sanchez (proprio lui, fino a quel momento in migliore in  campo) e ha visto finire sul palo il penalty decisivo, di quello  Jara che era stato anche il 'marcatore al contrariò della  partita, con l'autorete sul tentativo di impedire la conclusione  aerea a David Luiz su azione da calcio d'angolo.     Il destino del Cile si era capito al 120', quando Pinilla  faceva vivere un attimo di autentico terrore a duecento milioni  di brasiliani con uno splendido tiro che andava a 'stamparsì  sulla traversa. È stato il segnale che la sorte aveva deciso  diversamente e si era tinta di gialloverde, e forse anche la  giusta punizione per una squadra che alla fine dei tempi  regolamentari, e all'inizio dei supplementari, era stata padrona  del campo e aveva avuto il torto di non spingere a fondo.


Il  problema del Cile, comune peraltro a chi l'ha sconfitto, è di  non avere un centravanti di peso, un uomo che la butta dentro,  perchè non sempre possono bastare le magie di Sanchez, che oggi  ha vinto il confronto diretto con un Neymar esistito solo nel  primo tempo. Alla 'Rojà sudamericana che il mago Sampaoli ha  trasformato in un piccolo Barcellona sarebbe andato a pennello  quello Zamorano che adesso fa il commentatore per la televisione  del suo paese.  Scolari invece continuerà ad avere il problema del  centravanti, perchè nè Fred, che pure in questo stadio aveva  segnato 42 gol in 48 partite, nè Jo sembrano all'altezza. La  vittoria contro il Camerun, dovuta principalmente alla debolezza  degli avversari, aveva mascherato anche altri problemi, come  l'assoluta mancanza di qualità a centrocampo, reparto nel quale  per larghi tratti il Cile l'ha fatta da padrone, e la dipendenza  assoluta da un Neymar che, come tutti (e oggi si è visto) può  incappare in una giornata storta. Onestà vuole che si dica che  nella prima mezz'ora di partita è stato brutalizzato dagli  avversari (Silva e Vidal in particolare) senza che Webb, oggi  anche lui al di sotto dei livelli abituali, ritenesse di  sanzionare questi falli con il cartellino giallo. L'arbitro ha  probabilmente sbagliato anche quando, nella ripresa, ha  annullato un gol al Brasile che lo aveva segnato con Hulk: il  n.7 si era aggiustato il pallone con una spalla, ma l'arbitro  aveva visto un braccio.


Con quel 'puntò poi cancellato il n.7  aveva cercato di farsi perdonare l'errore commesso al 32',  quando si era fatto soffiare un pallone da Vargas, che aveva  servito Sanchez per il diagonale dell'1-1 cileno. A voler essere fiscali, Webb avrebbe dovuto far ripetere  anche l'ultimo rigore del Brasile, perchè Neymar non ha perso il  vizio della 'paradinhà e l'ha calciato fermando per un attimo  la rincorsa. Peraltro il portiere cileno Bravo, futuro compagno  di 'O Ney' nel Barcellona non ha protestato per far rilevare la  possibile infrazione, e il resto l'ha fatto Rojas calciando sul  palo. Così l'eroe del Brasile è diventato Julio Cesar e in  questa favola di portieri sta il significato della rincorsa  della Selecao che continua. Da Barbosa a colui che porta il nome  di un grande personaggio della storia c'è un mondo, e forse  anche un Mondiale, profondamente diverso da ciò che era. 

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